Se non risolverà al più presto la pratica Panzironi, il commissario diventerà parte integrante di un sistema fallimentare. 
Franco Fabbri ritorna dal bar dello Sport con idee chiare e scrive su "Il Giornale" di oggi un articolo in parte condivisibile, anche se viziato da gravissimi peccati originali e pubblicato su una pagina pagata dalle agenzie ippiche. Lo stesso articolo è, per esempio, privo di qualsiasi autocritica per l’appoggio incondizionato fornito ad una gestione che ci ha condotti alla crisi economica, tecnica e di trasparenza più grave che mai abbia vissuto l’ippica. Un brutto biglietto di presentazione, che rende poco attendibile pretendere di parlare di montepremi, di puntare i piedi contro la sua diminuzione, dopo non aver mai pronunciato una parola mentre Panzironi predisponeva bilanci preventivi presentati all’ultimo minuto, improponibili e suscettibili di assestamenti con conseguente diminuzione dello stesso montepremi, l'unica voce comprimibile e compressa con una serie di spericolate operazioni del segretario generale, alle quali si è opposta solo l’Intercategoriale. Operazioni invece avallate (chissà perché?) dai vari Franco Fabbri, Ernesto Cazzaniga, Gabriele Baldi, Cesare Meli e Paolo Zambelli. Almeno Guido Melzi ha avuto il coraggio di non firmare il bilancio preventivo 2007, anche se non può continuare a navigare a vista e addossare, dopo quattro mesi, le responsabilità sempre e solo ad altri. La sua Unire è ingessata, peggio di quella di Panzironi e non si vedono spiragli a fronte dei soliti proclami e delle solite promesse. Dopo quattro mesi continuano gli sprechi, gli inutili e costosissimi talk show di Vespa (con lo stesso Melzi ospite), i ritardi nel pagamento dei premi, la provvisorietà del calendario. Non esiste una programmazione perché non esistono di fatto le aree tecniche e, ribadiamo, il bilancio preventivo 2007 non è ancora stato approvato. Ciò significa che la gestione dell’ente è commisurata sulla base dell’esercizio precedente. Con la differenza che le entrate dai prelievi sulle scommesse sono inferiori al 2006, anno in cui le scostamento negativo rispetto ai dati preventivi è stato di 26 milioni. E gran parte della struttura interna continua a remare contro: dirigenti super pagati che non sanno (e forse non vogliono sapere) cosa sia una corsa di cavalli. Senza tenere presente il licenziamento-farsa di Panzironi, con un ministro che prima autorizza e poi congela il procedimento di revoca della nomina di un segretario, nel frattempo colpito da rinvio a giudizio proprio per una delle contestazioni mossegli. Un ministro che non ha mantenuto una sola delle promesse fatte e lasciato il commissario (e il settore) allo sbando, peggio di prima. Una volta tanto siamo con Fabbri: se Guido Melzi vuole che l’ippica continui a sostenerlo deve tirare fuori forza e coraggio, tentare di voltare pagina, lottare per quel segnale di discontinuità a difesa del montepremi e della trasparenza che non è arrivato e per il quale è stato appoggiato. Le categorie ce la stanno mettendo tutta per ottenere un’inversione di tendenza rispetto al passato. Non hanno dubbi sulla buona fede di Melzi, ma sono stufe di strumentalizzazioni. Vogliono fatti. Sembra che De Castro, più che all’ippica e ai suoi doveri istituzionali, tenga a coltivare il buon rapporto con Alemanno e Bruno Vespa, disinteressandosi della sopravvivenza di migliaia di famiglie. Un ministro che ha sconfessato l’encomiabile lavoro di una commissione da lui stesso istituita (anche il doping è come prima, costoso e inattendibile). Un ministro al quale il commissario deve ricordare le proprie responsabilità, anziché accettarne i capricci, rischiando di diventare l'unico capro espiatorio se Panzironi non venisse licenziato. E allora, caro commissario, in assenza di alternative, dopo averci provato davvero, meglio uscire a testa alta dalla porta principale.
Dignità e onore non hanno prezzo.
G.R.
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