Su Lo Sportsman di oggi (mercoledì) il galoppo si meraviglia dello stato fallimentare dell’ente.

Il galoppo si sveglia e si stupisce della carenza di cassa dell’Unire. Si fosse accorto prima dello sfascio, forse non saremmo giunti a questo punto. Sono anni che urliamo con forza la nostra rabbia sulla crisi tecnica, di trasparenza ed economica dell’Unire, denunciando i numeri virtuali dei bilanci di Panzironi, responsabile per statuto della loro predisposizione e cura. Cifre che compaiono e scompaiono, come i crediti (maturati negli esercizi precedenti e non riscossi) per canoni tv vantatati dall’ente nei confronti delle agenzie ippiche che nel bilancio di previsione 2005 ammontano a 5,125 milioni di euro, mentre i canoni di competenza dell’esercizio assommano a 15, 875 milioni di euro. Anche ipotizzando il totale mancato incasso del canone di competenza 2005 e sommando ai 5,125 milioni i 15,875 milioni , verrebbero a mancare 65,200 milioni per raggiungere l’importo di 86,200 milioni, indicato quale residuo attivo iniziale del bilancio di previsione 2006. Senza conteggiare le minori entrate dai prelievi sulle scommesse, le quote di prelievo non pagate, i crediti dal Mipaf, riportati per 93 milioni di euro nel bilancio preventivo 2006, di cui ben 68,604 risultano (come sottolinea la commissione ministeriale istituita da De Castro) incassati già nel 2005, 15 solo indicati, ma non supportati da alcun impegno di spesa, e 5 dovuti da una agenzia, l’Agensud, soppressa in data 1 maggio 1993. A cui aggiungere i 34 milioni che mancavano per garantire il montepremi di novembre e dicembre 2006. Acrobazie contabili degne dei migliori specialisti nel gioco delle tre carte. E (non è un paradosso) il bilancio preventivo 2007 di Melzi è un documento coraggioso, che in realtà presenta un disavanzo economico di oltre 30 milioni, pareggiato da previsioni di entrate dalle scommesse ottimistiche (+ 15 milioni rispetto al 2006) e da un contributo ministeriale sinora solo sulla carta. Un bilancio che potrà essere rispettato solo se verrà attuato un piano di ristrutturazione, che non potrà realizzarsi fino a quando non manderemo a casa la squadra che ha messo in ginocchio il settore e consegnato l’ippica alle agenzie ippiche. Piano che il Mipaf dovrà sostenere politicamente e anche economicamente, perché caro ministro De Castro non è vero che molti dei presenti alla convocazione di giovedì scorso sono stati zitti per cinque anni e perché il ministero non può disconoscere uno stato di estrema sofferenza dovuto a soldi destinati per legge all’ippica (art. 12 Dpr 169/98 e art. 5 Dlvo 20.04.99), ma all’ippica sottratti illegittimamente, come ha evidenziato anche la relazione della Sua commissione ministeriale. G.R.
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