Contro personaggi senza scrupoli bisogna agire con forza e decisione. E intanto Panzironi continua a far danni.

Il Tar Lazio ha respinto il ricorso di Snai sulla nomina di Melzi a commissario Unire. Secondo i giudici “non sussiste il requisito dell’attualità del danno grave ed irreparabile, che potrà comunque concretizzarsi con l’eventuale adozione di provvedimenti da parte del Commissario contro i ricorrenti”. Con Snai che annuncia – secondo Agipro (clicca qui)- in futuro nuovi provvedimenti nei confronti di Melzi e questo conferma quanto sia urgente una rottura completa della politica dell’Unire rispetto al passato, sia nel modo di operare sia sul fronte delle persone con cui farlo. Gli scrupoli non fanno parte del codice genetico di Maurizio Ughi e di Franco Panzironi e il fatto che, per una volta, le agenzie contrastino la nomina di un leader Unire è un punto di partenza importante. Ma Melzi deve essere il primo a sgombrare il campo dai dubbi che circondano il suo ruolo attuale e i suoi progetti. Melzi deve fare di tutto per allontanare Panzironi, non deve firmare il bilancio Unire 2005, che concede illegittimamente altri 89 milioni alle agenzie ippiche e deve formare una squadra veramente in grado di aiutarlo. Panzironi non è l’uomo adatto, per il suo passato tragico (disavanzo patrimoniale Unire a 240 milioni) e per un presente che non cambia di una virgola. Non appena è stata ventilata la possibilità di tagliare i funzionari che operano negli ippodromi, il ragioniere ha subito tentato la contromossa per conservare uno dei suoi bacini di consensi. E allora cosa ti pensa Panzironi? Non tagliamo il 50% del loro numero, ma mettiamone metà (e il loro compenso) a carico all’Unire. E l’altro 50% che lo paghino le società di corse.
Avete capito con chi abbiamo a che fare?. Domani (giovedì), alle ore 11.00, le categorie verranno ricevute dal ministro De Castro e da Melzi. E speriamo che una volta per tutte venga fatta chiarezza su modo in cui il ministro vuole che venga gestita l’ippica e con quali persone. E speriamo non nel modo che ci costringerebbe a scendere in piazza il 5 gennaio per denunciare un sistema uguale (se non peggiore) a quello che ci siamo lasciati (più o meno) alle spalle. G.R.
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