Ormai Tino riesce a malapena a balbettare di fronte alle sue responsabilità. La questua delle deleghe .

Oggi (lunedì) a Napoli, l’ultimo round della campagna elettorale Anact tra Brischetto e Cazzaniga candidati alla presidenza degli allevatori, accompagnati dagli aspiranti vicepresidenti: Caravita - Moscati per la lista sfidante, Capasso –Bisacchi per quella del presidente uscente. Ormai Ernestino regge il confronto con gli avversari solo un paio di minuti, poi, prima della conclusione, scappa con la coda tra le gambe (forse per paura, come dicono le solite malelingue, di qualche sediata in testa) lasciando tra i guai anche i suoi fedelissimi. Stavolta hanno tentato di prenderne le difese l’avvocato Capasso e Pier Luigi D’Angelo. Il primo non è riuscito ad andare oltre una difesa d'ufficio, mentre il secondo è stato il piatto forte. Pier Luigi ha difeso Cazzaniga, ma anche sé stesso parlando di “mariti traditi”. Parole riferite, secondo i presenti, all’inquietante vendita del suo stallone Bartali Ok all’Anact, oggetto, per i suoi accusatori, di una evidente sopravvalutazione (circa 600 mila euro). Un altro bell’esempio di gestione trasparente. Per non citare i 360 mila euro che l’Anact voleva stanziare per la Casa delle aste del Garigliano. Ora la parola tocca agli elettori, che non possono non aver capito gli errori di un Presidente che ha pensato solo a sé stesso, senza rendersi conto che gli allevatori sono un ingranaggio (fondamentale) del motore ippica, che però, per funzionare, deve avere ben oleati e collaudati tutti gli altri pezzi. La campagna elettorale dell’Anact è avvelenata anche dal penoso tentativo di rastrellamenti di singole deleghe di piccoli allevatori da parte del Presidente in carica attraverso la sua manovalanza. Cari allevatori, state attenti a chi vi chiede deleghe in bianco. Potrebbe segnare la vostra condanna a morte.
G.R.
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