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Unagt : I soldi tolti all'ippica e regalati ad altri
Inviato da unagt il 1/4/2005 22:20:39 (870 letture)

L' Unire prototipo di moderno Robin Hood al contrario.



L’Unire, secondo quanto previsto dal Bilancio di Previsione  2005 ha diminuito il montepremi del 12,73%.

Diminuzione peraltro ambigua: infatti, la riduzione del solo stanziamento ordinario (componente della voce di bilancio “Premi”)  è di circa il 20%, quale media, distribuita difformemente e clientelarmente nel territorio (Napoli addirittura +8%, Modena –39,5%, Milano –30%, Palermo – 21%  tanto per fare esempi). La decurtazione del montepremi si è resa necessaria perché l’Unire ha “dovuto”  (o meglio, voluto),  stornare dal bilancio  crediti vantati a:  

a)      nei confronti delle agenzie ippiche morose per minimi garantiti e quote di prelievo (malgrado lo sconto di 129 milioni di euro già fatto con la legge 200/03 cui solo la Lega si era opposta in Parlamento), per 49 milioni di euro –senza contare il mancato recupero dei crediti per quotedi prelievo maturate nel periodo 2000-2002  per 34 milioni di euro: v. interrogazione parlamentare on. Sergio Rossi-;
b)      nei confronti delle agenzie ippiche per canoni TV, per 25 milioni di euro.
 
  Complessivamente risultano soppressi crediti per 74 milioni di euro.  

A supporto di tali misure, di tali rinunce a crediti, non è stata fornita a tutt’oggi dall’Unire alcuna documentazione autorizzativa, di cui èparaltro non si trova traccia esplicativa nei bilanci 2005 e precedenti.  

Si segnalano brevemente le questioni dei canoni TV e dei minimi garantiti.  

QUESTIONE TV 

Sino all’affidamento (da effettuarsi con pubblica gara di appalto) del servizio per la gestione del segnale TV (che appartiene all’Unire), l’Unire ha conferito a trattativa privata per cinque anni incarico per la stessa gestione a società private (che sono state sempre espressione delle agenzie ippiche per la raccolta delle scommesse). A tali società, come emerge inequivocabilmente dai bilanci, venivano riconosciuti e pagati corrispettivi annuali per servizi resi sulla base di determinazioni Unire. Lo stesso importo degli indennizzi corrisposti regolarmente alle società affidatarie, veniva poi inseriro nei bilanci dal lato delle entrate, sotto la voce “canoni servizio tv” quale credito vantato nei confronti delle agenzie che fruivano del segnale televisivo.
 
Senza tuttavia riscuotere tali entrate che potremo definire fittizie, anche se suffragate dall’approvazione del Mipaf

 Restano, comunque, eloquenti dubbi sulla giustificabilità della corresponsione di denaro, per cinque anni,  alle società “provvisoriamente” affidatarie del segnale senza il risparmio derivante da una gara.   E poiché nei vari bilanci Unire,  sussistono residui attivi (per qualcosa decine di milioni di euro) per “canoni TV” evidentemente non riscossi dai delegati alla raccolta delle scommesse,  appare stonato ed asimmetrico l’immediato pagamento alle società affidatarie del segnale TV, di somme di identico ammontare di quelle non riscosse.  A tacer d’altro infatti, la conseguenza che sembra emergere è quella di milioni di euro di interessi che gravano ed hanno gravato sul bilancio Unire. Senza contare il rischio di eventuali insolvenze, inoltre, stando ai dati come sopra elaborati, nel bilancio preventivo 2004, nei corrispondenti residui attivi, risulta iscritto un importo di soli 15 milioni di euro con una riduzione di 25.000.000 di euro, riduzione che, a meno di improbabili pagamenti,  dovrebbe comunque essere suffragata da qualche provvedimento. Il Segretario Generale Unire, con dichiarazioni alla stampa (Gazzetta dello Sport 22.2.05), ha giustificato questa condotta asserendo che l’importo dei canoni era troppo elevato, e non vi era contratto con le agenzie per poterne imporre il pagamento. Se così fosse, la questione sarebbe ancora più grave: infatti, come si può sostenere seriamente che l’importo dei canoni è congruo quando l’Unire paga alle società provvisoriamente affidatarie (società che appartengono alle agenzie) del servizio TV, mentre è troppo alto quando l’Unire deve incassere le somme da quelle stesse agenzie delle quali le società sono espressione.  Non solo, ma l’assenza di un contratto sarebbe questione di incoscienza persino in una ditta individuale con un volume di affari di qualche centinaio di euro. In ogni caso, in base a quale provvedimento, ed in base a quale criterio, sono spariti 80 miliardi delle vecchie lire, che erano a credito dell’Unire per canoni TV non pagati? Le richieste delle categorie e del Comitato di crisi, al riguardo, sono rimaste inevase, e quindi nessun documento o provvedimento o determinazione è stato reso di pubblico dominio (ammesso che esista), a parte le esternazioni del Segretario Generale alla Gazzetta dello Sport di cui sopra.  

MINIMI GARANTITI

  
Sostenere che non risponderebbe a principi di verità, chiarezza e correttezza  l’appostazione a bilancio degli importi previsti (rectius, imposti) dai minimi garantiti, non appare affatto condivisibile.
Non si naviga, invero, nella specie, nell’ambito della virtualità, ma di una realtà, di una certezza, che è stabilita in primo luogo dalla legge, confermata da una serie di decreti ministeriali, e dalle risultanze di un bando di gara. Chi ha vinto il bando di gara, infatti, ha ottenuto un’aggiudicazione proprio per avere offerto quel “minimo” (che, appunto, è un “minimo”, legato alla previsione di un volume di gioco che tale minimo determina), ed ha escluso altri partecipanti che avevano offerto meno. Non solo ma quel “minimo” che i vincitori della gara si sono impegnati comunque a versare nelle casse dell’Erario, è garantito non solo nel senso lessicale (e cioè nel senso che il vincitore garantisce quel minimo), ma anche nel senso economico-patrimoniale, stante l’obbligo di fideiussioni di Istituti Bancari di primaria importanza.
Fideiussioni che debbono essere considerate “buone”, sia perché sono prestate da istituti bancari, sia perché hanno avuto ulteriore riconoscimento dalla stessa legge 200/03, che ne ha esteso l’utilizzabilità anche per garantire i pagamenti ivi previsti.
In bilancio quindi si va ad appostare un “minimo” (e niente di più del minimo), che è, appunto “garantito” da Banche. Come si possa sostenere che si tratti di cifre “virtuali”, è un fitto mistero.  
Per queste vicende, le famiglie di oltre 50.000 addetti all’ippica rischiano l’indigenza: ai lavoratori i soldi sono tolti, agli altri sono regalati. Quindi, sono regalati agli altri i soldi dei lavoratori ippici.  

G.R.

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