Un cancro da estirpare.
Circa tre miliardi di euro scommessi ogni anno sulle corse dei cavalli, eppure l'ippica muore. Un drammatico paradosso, un cancro ormai quasi inguaribile, provocato da una lunga serie di terribili gestioni dell'Unire, l'Ente pubblico che dovrebbe sviluppare il settore. Gestione clientelare, bugie, smantellamento delle strutture tecnica, incapacità di costruire progetti nell'interesse comune. Un ritornello ormai consueto per chi di ippica vive, un'assordante lamento di fronte alla penosa gestione attuale. Gli ippici hanno bisogno di certezze: il montepremi, ma anche un progetto tecnico e strutturale almeno a medio termine, di fronte al quale eventuali sacrifici in termini economici sono anche accettabili. Ma l'Unire risponde con bugie, improvvisazione e clientelismo. “Il montepremi calerà solo del 9%” assicurò il vicepresidente Masini che ha invece appena ammesso che in realtà la percentuale è vicina al 13%. Si tagliano a caso più di 1800 corse e quasi 200 convegni (più di 3300 corse) e si vogliono chiudere 5 ippodromi, continuando a dare la colpa ad altri (gli ippici e le gestioni precedenti) per responsabilità che sono soprattutto proprie. E non basta vantarsi di aver fatto approvare la legge sui minimi garantiti che tra l’altro non è stata in gran parte rispettata. E, nello stesso tempo, si decide di privilegiare pochi senza un motivo apparente. Questa non è l'ippica che vogliamo, questa è l'ippica che si autodistruggerà.
Comitato di crisi
Intanto è stato pubblicato il calendario di marzo con purghe per i "cattivi" e "caramelle" per i più buoni. Convegni - 2 per Palermo e Torino, - 4 per Bologna , -1 per S. Giovanni Teatino, Roma tr. e Taranto, mentre si registra un + 2 per Firenze e Foggia, un + 1 per Montegiorgio e Milano tr. Sul versante del galoppo - 1 per Milano e Napoli e, invece, + 1 per Albenga e Firenze. Tra dare e avere si riscontra un - 4. L'antipasto in attesa che passino l'elezioni e si deliberi la stangata estiva.
Gabriella Fidani