Cambiano gli scenari ma restano in bilico i diritti delle categorie.

Nella riunione di Bologna dell’Unagt il Consiglio e i tanti driver arrivati per lo più dal Nord Italia avevano deciso di rispettare l’accordo del 13 Agosto fino al 30 Settembre anche se lo stesso era stato disatteso dalla controparte, e poi di fermarsi: ma il Comitato di crisi del giorno dopo a Roma aveva capovolto tutto.
Protagonisti della bella pensata, tanto per fare i nomi e non far torto a nessuno, sono stati Masini per il galoppo, Gabriele Baldi per l’Anagt e il movimento napoletano di Monopoli.
Questi signori hanno deciso, dunque, che bisognava continuare a correre anche a condizioni di fame, annunciando una manifestazione di piazza a Roma, presso il Mipaf.
In democrazia ogni opinione va rispettata. Ma è doveroso dare una spiegazione logica delle proprie azioni.
Continuare a correre, addirittura ignorando se vi siano, e quali siano, i progetti per risolvere la crisi, significa accettare supinamente lo stato di cose provocato solo e soltanto dal malgoverno dell’Unire negli ultimi anni. Prendersela con il Ministero, e quindi con il Governo, ci sembra soltanto un tentativo di depistaggio in quanto l’ippica, quando è stata ben diretta, s’è mantenuta da sola, ha prodotto lavoro e ricchezza e ha reso addirittura allo Stato in termini economici.
Se ora è costretta a chiedere l’elemosina, la protesta semmai deve essere rivolta verso chi l’ha ridotta in questo stato e non v’è dubbio che solo l’Unire ne è responsabile.
Ci chiediamo: perchè il Comitato di Crisi è restio a fermare le corse e vuole l’aiuto dello Stato?
Dietro ed a capo di questo comitato vi sono persone che hanno contribuito allo sfascio, che hanno sempre coltivato il proprio orticello sottraendo alle categorie produttive prima il benessere, poi il giusto, ora addirittura il necessario. Ma all’Unire gli amici di sempre stanno per essere sloggiati. E allora, per evitare sorprese, meglio entrarvi in prima persona. L’occasione della crisi è ottima.
Cavalcando la tigre del malcontento, da una parte fingono di essere contro il sistema, dall’altra boicottano tutte quelle azioni che davvero potrebbero scardinarlo e propongono manifestazioni di facciata per le quali, però, occorre la partecipazione della piazza. Purtroppo trovano chi ci casca e non è escluso che al Mipaf riescano a portare molti che, in buona fede, non si accorgono di essere pedine di un gioco più grande di loro.
Qual è allora il vero scopo di questo tira e molla? Ormai siamo alle strette, è ora di capire dove si vuol andare a parare.
Mario Masini, a lungo assente dalla scena ippica, è rientrato ed è stato eletto (!) presidente dei proprietari del galoppo. Una carica che all’ex deputato della destra va stretta, ma è un buon passo per poter ambire alla presidenza dell’Unire.
Il momento è ottimo, la crisi è gravissima, il Ministero dovrà certo mettere mano all’Ente. Ed ecco che si forma il gruppo “elettorale”.
La corsa di Masini è accompagnata da chi vuole che cambi il vertice dell’Unire ma non il sistema clientelare.
E gli amici vanno cercati tra le categorie, per dimostrare che Mario Masini è gradito all’ambiente. Così stando le cose, la nostra esperienza pluriennale ci dice che il movimento Masini alla fine riuscirà nel suo intento e che a rimanere buggerati saranno solo i guidatori ed allenatori del trotto (per il galoppo vale un altro discorso).
Allora dobbiamo cambiare il bersaglio della protesta. Dobbiamo pensare a salvaguardare il compenso del nostro durissimo lavoro. Un compenso che attualmente è legato solo e soltanto alla percentuale del 10% al traguardo (ma solo se vinci o ti piazzi), una percentuale che la miseria dei premi rende umiliante.
Lasciamo che proprietari, allevatori e quanti altri facciano gli accordi che vogliono. Fatti loro, se a loro sta bene.
La pista, la corsa rappresentano il nostro lavoro, sia per chi vince che per chi perde.
E la Costituzione decreta che chi lavora ha diritto ad un equo compenso che, badate bene, i fantini di galoppo già percepiscono.
Spostiamo la nostra lotta sulla giusta pretesa di ottenere una retribuzione per il nostro lavoro di “piloti dell’ippica”, come i fantini, i corridori d’auto, di moto ecc.
E’ un diritto di tutti. Anche il nostro.
G.C.