Gli elaborati dell'Unire dequalificano il prodotto corsa.
Le parole del Ministro Alemanno riportate dallo Sportsman del 25.9.2004 contengono aperture interessanti e prospettive di rilancio del settore secondo criteri manageriali, che appaiono in gran parte riprendere le linee programmatiche sostenute dalla passata ETI e dalla maggior parte degli operatori ippici. Si assiste quindi finalmente ad un passo avanti.
Ma si cade nella recidiva del peccato originale: il montepremi, in relazione al quale non solo non viene fornita alcuna assicurazione di conservazione dei livelli del 2003-2004, ma si comincia a profilare la possibilità di un ritocco, sia pure accomunando allo stringimento della cinghia anche alcune spese burocratiche.
L’affermazione induce a sospetto, ma soprattutto inquieta ed allarma, in una situazione nella quale, contrariamente a quanto assicurato dal Ministro stesso (Lo Sportsman 28.08.04), la discussione e la trattativa non è con il Consiglio di Amministrazione, ma ancora soltanto con il Segretario Generale.
Il montepremi non si deve toccare: e questo, non solo per ragioni di natura politico-manageriale, ma anche per disposizioni normative, non trattandosi invero di una voce residuale, ma stabile se pur legata ai proventi delle scommesse; è persino superfluo ricordare in proposito l’art. 12 del DPR 169/98, secondo il quale debbono essere stabilite annualmente “le quote di prelievo sull’introito lordo delle scommesse sulle corse dei cavalli da destinare all’UNIRE, al fine di garantire l’espletamento dei suoi compiti istituzionali, il montepremi ed il finanziamento delle provvidenze per l’allevamento, secondo programmi da sottoporre all’approvazione del Ministro per le politiche agricole, sentito il Ministro delle Finanze”.
E poiché il volume delle scommesse ordinarie nel quadriennio 2000- 2003 è aumentato del 16,68% (da € 1.977.772.868,14 del 2000 a € 2.307.777.457,00 del 2004 clicca qui ) e quello della scommessa tris del 29,96% (da € 462.433.664,21 del 2000 a € 601.007.175,50 del 2003 clicca qui), il montepremi non può e non deve soffrire ritocchi di alcun genere.
A questo punto non può che confermarsi la proclamazione della protesta, chiamando a raccolta tutte le categorie ippiche davanti al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali per difendere l’ invarianza del montepremi 2005 rispetto al 2004, per sostenere una gestione del calendario delle corse regolare e qualificata e non clientelare, come l'ha definita pubblicamente il Segretario Generale Panzironi, per l’applicazione di una disciplina contro il doping severa, rigorosa, ma riconducibile a certezze scientifiche, riferita ad accertamenti attendibili e non aleatori, come invece si assiste nella valutazione della soglia del TCO2 e conclama la stessa Commissione Scientifica, organo autorizzato a svolgere attività consultiva e propositiva in materia antidoping in base all’art. 15 del relativo Regolamento. Oltre tutto la pratica delle analisi prima e seconda continua ad essere eseguita presso lo stesso laboratorio, gestito dalla medesima Società, e a inammissibile distanza di tempo dal prelievo.
I recenti studi dell’Unire, ai quali si riferisce il Ministro Alemanno, sono stati analizzati attentamente dalle Categorie e non tengono conto affatto di variabili imprescindibili per valutare la redditività di una corsa, quali il calendario, la resa per differenza di età, il giorno e l’ora di programmazione dell’evento, le riprese televisive, le spese per i funzionari, lo scorporo dell’ I.V.A. dai proventi delle società e che, succintamente, esponiamo.
1. Dalla analisi della valutazione delle medie del gioco emerge come ci sia una saturazione del volume delle scommesse sopra ai 8-9 ippodromi programmati nello stesso giorno e, quindi, come sia consigliabile una migliore distribuzione della corse, evitando la concentrazione oltre gli 11-12 campi in attività contemporanea;
2. Le corse dei due anni chiudono tutte con un saldo negativo come quasi tutte quelle riservate ai tre anni. La resa (differenza tra il prelievo Unire e il montepremi erogato, sommato alle spese per il segnale Tv, per il finanziamento alle Società di corse e per i funzionari) delle corse riservate ai 2 e 3 anni ( corse di allevamento) è inferiore rispetto al reddito prodotto dalle corse per anziani de media e bassa categoria;
3. Le corse differenziate (matinèé e preserali) con un montepremi basso e prestabilito presentano nel 90% dei casi un saldo attivo. Allora, in base all'ultima ricetta Unire sarebbero queste le corse da continuare a programmare?;
4. Le corse producono introiti diversi se riprese in diretta o trasmesse in differita e la resa aumenta, specialmente per quanto concerne il trotto, se vengono visualizzate anche le sgambature. Sarebbe opportuno che l’Unire organizzasse il suo palinsesto in modo da riservare a corse della medesima categoria medesimo trattamento, l’opposto di quanto avviene. Paradossalmente non è infrequente assistere ad eventi di minima anteposti ad altri ben più qualificati diffusi in differita. E’ indispensabile determinare i criteri del palinsesto televisivo quali componenti inscindibili e qualificanti lo spettacolo ippico e la redditività dello stesso;
5. Una corsa guadagna maggiormente se programmata in giorni feriali, quando normalmente sono in attività un numero minore di convegni rispetto ai prefestivi e festivi. L’Unire favorisce nei suoi studi solo un conto di cassa e non di qualificazione e investimento in termini di pubblico, proprietari, allevatori, allenatori, guidatori. Così ragionando si potrebbe scommettere solo sulle corse estere e cancellare un indotto di 50.000 persone che traggono dal settore i loro sostentamenti. Per ottimizzare con fatti e non con le parole "suggerite" al Ministro Alemanno, della cui buona fede non dubitiamo, è necessario procedere ad una valutazione meritocratica degli impianti, che consideri le caratteristiche attuali, potenziali e il ruolo che dovranno rivestire per lo sviluppo del settore, tenendo conto delle qualità dei servizi resi, dell’accoglienza al pubblico, agli operatori, dei processi di organizzazione, gestione e promozione delle corse. E’ inammissibile che Milano renda meno di altri ippodromi solo perché svolge la sua attività prevalentemente in giorni di intensa programmazione ippica. Diversificando la percentuale degli ippodromi anche per la qualità dello spettacolo e dei servizi prodotti si potranno innescare quegli automatismi che consentono di ridurre il numero delle corse e qualificare il parco cavalli in funzione di un aumento e di una effettiva ottimizzazione del montepremi;
6. Le corse inserite nella fascia oraria di metà o fine convegno danno un profitto maggiore rispetto a quelle programmate per prime o seconde;
7. Le corse più qualificate, con maggiore remunerazione, rendono meno di quelle di minima, con dotazione minore, anche per il ridotto campo dei partenti. Dai dati forniti dall’Unire l’ottimizzazione auspicata tende ad un livellamento verso il basso. Insomma più corse a vendere e meno centrali: spazio ai brocchi. Il contrario di quanto espresso dal Ministro Alemanno;
8. Le corse in notturna rendono meno di quelle in diurna, perché nei tre mesi estivi il gioco diminuisce sensibilmente. E allora come si dovrebbe procedere seguendo gli indirizzi dell'Unire? Ridurre le corse in ippodromi come Cesena, Montecatini e Varese che riescono ad avere sino a quattromila presenze per convegno. Pubblico, passione, proprietari, allenatori, allevatori costituiscono un'unica filiera, senza la quale lo sport del cavallo da corsa perde la sua essenza di cultura, di scommessa intelligente per diventare semplice “roulette”. Questo sembra, in contraddittorio, l’intento che traspare dagli studi ragionieristici dell’Unire;
9. Da due anni a questa parte sono in funzione 13 funzionari Unire per ogni riunione: 3 membri di giuria, uno starter, un aiuto-starter, 2 commissari, 1 giudice di arrivo, 1 handicapper, 2 veterinari, 2 ispettori antidoping. Il doppio del personale impegnato nelle piste sino a giugno 2002, per un aumento di spese a carico dell'Ente di alcuni milioni di euro. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sono stati designate - a pro di chi?- in ruoli importanti persone che non hanno la dovuta esperienza sul campo: pagano sempre operatori e scommettitori;
10. Da ultimo, tra l'altro, l’Unire calcola i proventi delle Società di corse al lordo di I.V.A., imposta erariale, così ippodromi come Milano, Roma, Napoli, Torino aumentano la loro passività e altre realtà diventano attive.
L’ippica si basa su un sogno, quello del campione, della speranza di altri Varenne e Falbrav, per questo è giusto mantenere le corse di allevamento come quelle per anziani, ma anche ottimizzare, da tecnici però: l’Unire dovrebbe essere un Ente tecnico (art 1 dpr 169/98), ma è totalmente privo di elementi con competenze specifiche e manageriali che sappiano cosa sia veramente una “ corsa di cavalli” e l’indotto che genera. Come per costruire una casa è necessario prima "gettare" le fondamenta, poi le mura e così via, anche per ottimizzare l’ippica bisogna inanzitutto individuare le variabili, le costanti e, a seguire, gli investimenti su cui eseguire i calcoli, poi, per l’appunto, ottimizzare.
Presidente UNAGT
Alessandro Meneghetti