Un mese di tempo per “mettersi pari”.

L’Unire non funziona.

Accumula ritardi su ritardi, come nel caso dei pagamenti dei premi e, in questo modo, mette fortemente a rischio l’operatività de settore.
Che c’è di nuovo?
Niente, per chi denuncia da sempre queste disfunzioni.
Tutto per chi si accorge solo ora del problema.
E’ il caso dei vertici dell’Ente che, nonostante abbiano concentrato tutte le proprie energie nel tentativo di far passare le famose “personalizzazioni”, sembra si siano finalmente resi conto di quanto incida negativamente il ritardo dei premi su tutto l’ambiente.
Nell’incontro di ieri, infatti, il CdA ha posto l’accento sui ritardi accumulati nel pagamento dei premi direttamente dall’Ente, decidendo per una priorità.
Come dichiarato ad Agipro (clicca  qui) il CdA ha dato mandato di superare entro un mese questa situazione, con “un’incisiva attività di recupero della liquidazione dei premi al traguardo che consenta, almeno sotto il profilo della loro predisposizione al pagamento, il raggiungimento dell’ordinarietà”.
Entro un mese, dunque, è quanto prevede l’ultimatum del CdA ai responsabili amministrativi.
Lo stesso ultimatum che le categorie, spesso invano, avevano lanciato da tanto tempo con tutti i mezzi leciti a disposizione senza però ottenere risultati apprezzabili.
L’unica via di scampo, per chi se la poteva permettere, era quella di dribblare l’Unire organizzando il pagamento dei premi per proprio conto tramite le società di corse.
Adesso, comunque, la situazione è cambiata: avere il CdA dalla propria parte fa tirare un sospiro di sollievo agli operatori.
L’aria nuova che ogni tanto rinfresca l’ambiente in questa occasione è tornata a dare un po’ d’ossigeno: il rinnovato interesse per restituire funzionalità all’Unire e il dialogo aperto con le categorie per la normativa antidoping lo testimoniano.
Certo siamo solo all’inizio.
Ma vedere che nella palude del Palazzo qualcosa si muove è già un ottimo risultato.

G.R.