O si rispettano gli accordi del 2 aprile o si torna a scioperare.

Le premesse c’erano tutte per far respirare all’ambiente una boccata di ossigeno.
Ma il silenzio che ha seguito l’incontro del 2 aprile scorso, in cui sembrava essersi avviata una intesa fra categorie e Unire, porta gli operatori a pensare che le vere intenzioni degli stessi vertici non fossero di lavorare insieme per tentare un rilancio del settore ma un meschino tentativo di far rientrare lo sciopero in atto.
Ecco in proposito il comunicato diffuso oggi da Upt, Fipt, Anagt, Unagt e Apigt:
“Proprietari, allenatori, guidatori del trotto in riferimento alle intese del 2 aprile scorso lamentano, che nonostante le assicurazioni, non sono stati ancora convocati i tavoli di concertazione relativi:
1. Alla riforma doping;
2. Allo studio e proposte per la risoluzione dei problemi tecnici ed economici che coinvolgono il settore ippico.
I sottoscritti presidenti vogliono sperare che nell’annunciata convocazione verbale per giovedì 8 maggio si pongano le basi per affrontare con spirito costruttivo le problematiche del settore e non per ridiscutere la dotazione delle corse differenziate (matinée) che non può scendere al di sotto di 3.410 euro, indispensabili per la sopravvivenza di proprietari e allenatori.
In difetto ogni provvedimento non sarà accettato dalle categorie che, loro malgrado, sarebbero costrette ad astenersi dalla dichiarazione dei partenti”.
LA CURA DI PAPALIA PER SALVARE SE STESSO
Oggi (martedì) Sportsman Cavalli & Corse pubblica un’intervista del Presidente di Ippodromi e Città, Gaetano Papalia, dal titolo “La cura Papalia per salvare gli ippodromi”.
In sostanza l’unica cura è l’assistenzialismo indicata con il solito “polverone qualunquistico”, per usare un’espressione cara a Papalia.
Nell’intervista si torna, tra le altre cose, sul tema delle personalizzazioni.
“Assegnazione” – a suo dire – “di una congrua misura di risorse economiche per quegli ippodromi …metropolitani…che si erano fatti carico di oneri e di mancati ricavi nel segno del piano di rilancio dell’immagine e della produttività dell’intero settore” .
Al di dell’aspetto tecnico del Lotteria di domenica scorsa definito a ragione dalla stampa “un lotteria operaio” con i migliori cavalli europei (come Torvald Palema, Exploit Caf, Opal Viking) dirottati in Norvegia per l’Oslo Grand Prix e un movimento sul campo inferiore a quello di dieci anni fa, è opportuno esprimere una considerazione su come le società di corse e in particolare Ippodromi e Città si sono fatte carico di oneri e mancati ricavi nel segno del piano dell’immagine dell’ippica.
Se il guano dei piccioni accumulato a tonnellate nelle mangiatoie e nei boxes, oltre che nelle ex stanze degli artieri soprastanti le scuderie dell’ippodromo di Agnano, se gli allenatori picchiati recentemente da malavitosi nei recinti riservati dell’impianto flegreo, se episodi simili avvenuti nelle scuderie di Tor di Valle, se i maiali notati nei boxes delle Muline, se la totale incuria riservata agli impianti e alle scuderie degli ippodromi metropolitani fossero segnali di ripresa dell’immagine del settore, allora sì che Ippodromi e Città avrebbe investito per rilanciare il settore.
E non per peggiorarlo, come invece crediamo.
E a fronte di questo modus operandi Papalia rivendica le cosiddette “personalizzazioni” erogazioni che alcuni ippodromi “di rilevanza nazionale” pretenderebbero per una sorta di indennità di posizione, senza alcuna controprestazione, senza alcuna qualificazione, senza alcun onere.
Impegno assunto con Ippodromi e Città dall’ex segretario Franco Panzironi, che giustamente ora rimpiange.
Infatti l’ex segretario generale aveva deciso di assegnare un importo “non inferiore” a 900.000 euro a Ippodromi e Città “sulla base di accordi in essere al 31 dicembre 2005”.
Somma che era stata decisa dal Segretario Panzironi, e nemmeno con una determinazione, ma solo con una missiva (clicca qui), senza alcun provvedimento, senza alcun criterio, e, sembra, addirittura senza protocollo.
Altro che “bersaglio di una campagna mistificatrice” caro signor Papalia.
E ci piacerebbe sapere dov’era il dottor Papalia quando proprietari e allenatori scendevano nelle piazze, nelle piste, nelle strade a protestare con tutte le loro forze per ottenere l’invarianza del montepremi e la reintegrazione delle giornate di corse ridotte.
E perché, contento dei suoi 900.000 euro annui, non ha mosso un dito di fronte alla notizia del montepremi 2007 a 175.000.000 di euro (-31,3%) che avrebbe segnato la fine irreversibile dell’ippica?
E non vorremo, ma rifiutiamo di crederci, che le personalizzazioni su cui Papalia insiste fossero collegate al bilancio chiuso al 31.12.2006 di Ippodromi & Città, in cui si rileva altresì un debito tributario, in gran parte già richiesto con cartelle esattoriali, di € 11.405.164 (clicca qui) e un debito verso istituti previdenziali di € 1.714.516 (clicca qui).
Tanto che le sanzioni per omessi versamenti ammontano ad 343,301 mila euro (clicca qui).
Posizione della società che dovrebbe essere quindi verificata dato che l’Unire come tutti gli enti pubblici non può pagare importi superiori a 10.000 euro.
Non vorremmo che la soluzione risieda nel solito sistemino all’italiana e si sostanzi attraverso un affitto d’azienda, ottimo surrogato in sostituzione delle defunte personalizzazioni.
G.R.