Restano inascoltate le richieste di un confronto tra candidati. 
Ha avuto l’effetto dell’acqua minerale la petizione firmata dai 300 allevatori Anact che, con il documento, nei giorni scorsi avevano chiesto di posticipare la data delle assemblee elettive per avere un quadro più chiaro della situazione.
Dopo una serie di botta e risposta, che si sono susseguiti a pagamento sulle pagine de “Lo Sportsman”, sembra infatti che la data del primo dicembre resti confermata.
Nessun chiarimento in vista, dunque. E mentre gli associati continuano ad attendere un confronto tra candidati che, probabilmente, non avverrà mai, prosegue la girandola di nomi che, così come i programmi, cambia direzione ogni volta che cambia il vento.
Box inefficienti… e gli operatori pagano
E’ una corsa a chi la spara più grossa.
Con l’avvicinarsi del rinnovo delle convenzioni tra ippodromi e Unire, in seguito alla sentenza del Tar Toscana che annulla la convenzione Unire-Labronica e tutti gli atti che costituiscono il presupposto delle altre convenzioni, è tutto un fiorire di cifre.
Numeri (in base al modello Deloitte) riferiti al punteggio che vanta ogni struttura, per i quali però non esiste alcun tipo di verifica. Si parla di dimensioni delle piste, di numero dei box e dei lumen, circa 37.500 euro a punto.
Ma non ci sono controlli che certificano, ad esempio, se la manutenzione e l’efficienza di queste strutture rispecchiano gli standard che dovrebbero essere offerti agli operatori.
E sono proprio questi a pagare, in ultima analisi, le incongruenze della situazione.
Proprietari e allenatori, infatti, continuano a subire una situazione di fatto, a pagare un canone di affitto, diverso fra l’altro per ogni ippodromo, per i box messi a disposizione dei cavalli provenienti da altre piazze in occasione di giornate di corse senza poter pretendere nulla.
E in diversi casi, è sotto gli occhi di tutti, pulizia e manutenzione lasciano molto a desiderare.
Un vero e proprio controsenso visto che quei box sono pagati due volte: prima dall’Unire, che eroga un compenso per ogni spazio dichiarato. Poi dall’operatore, che ne usufruisce provvisoriamente.
Se fosse una stanza d’albergo si pretenderebbe minimo il servizio in camera.
Invece ci si ritrova sempre più spesso in una bettola. E pure a caro prezzo.
L’Anagt non coglie il senso della protesta
Come al solito l’Anagt ha una visione ristretta delle cose.
Non ci meraviglia, ma, in merito all’articolo Anagt del 9 novembre u.s. pubblicato sul proprio sito, ci corre l’obbligo di replicare.
Chi ci conosce queste cose le sa già. Speriamo di riuscire a chiarirle una volta per tutte anche ai nostri interlocutori.
I 15 minuti di ritardo promossi dall’Unagt il 12 ottobre scorso non avevano il solo scopo di arrivare al pagamento dei premi, che registrava comunque un insostenibile ritardo di oltre tre mesi e che deve essere portato a regime e pagato entro il 30° giorno successivo alla conquista del premio.
Ma anche altri e altrettanto importanti problemi.
Tra questi: il mantenimento del montepremi ordinario (invariato rispetto al 2006), con una riserva del 5% per il reinserimento del cosiddetto “premio aggiunto” a favore dei proprietari (volano dell’ippica) in precedenza cancellato.
Sì, proprio quel montepremi che Panzironi (spalleggiato anche dal fido Baldi) aveva ridotto a 175 milioni e che la perseveranza e la lotta dell’Unagt ha contribuito a riportare a 218 milioni.
Inoltre abbiamo protestato per la riforma del doping, perché attraverso un nuovo protocollo disciplinare si garantisca a tutti l’immunità da inquinamenti ambientali, per un sistema idoneo di trasporto e conservazione del campione, oltre che per la garanzia di una uniformità di giudizio da parte dei funzionari addetti alla vigilanza delle corse.
E tutto questo non a parole, ma vagliato, condiviso e sottoscritto dal Commissario Unire Guido Melzi d'Eril nel protocollo d'intesa Unire-Categorie del 12 ottobre u.s. (clicca qui).
Purtroppo l’Unagt ancora non c’era quando si lottò per assegnare il 10% agli allenatori o quando si eliminò il guard-rail in metallo sostituito dai birilli.
Ma c’era per vigilare e lottare per il mantenimento del montepremi, per sostenere con le proprie regolari contribuzioni la Cassa Previdenza, per sollecitare il rinnovo del contratto di lavoro artieri scaduto da tempo, per la lotta per un doping corretto che permetta a chi è nel giusto di essere assolto (anche senza la documentazione preparata dall’Anagt), affinché governi di destra e di sinistra mantengano le loro promesse nei confronti della categoria.
E poi se l’Anagt, associazione storica, ha perso dal 2004 ad oggi oltre 300 associati a favore dell’Unagt ci sarà qualche motivo, ovviamente diverso da quello invocato da Baldi per giustificare la sua politica.
Una piccola nota colorita: consigliamo ai soci Anagt di non dimettersi se hanno usufruito di qualche appoggio particolare all’interno dell’associazione.
Altrimenti se lo vedrebbero rinfacciare con gli interessi.
G.R.