Test: ragioni a confronto. Ma la legge resta chiara.
I dubbi non si chiariscono sul campo, ma prima delle gare.
”Oggetto: anemia infettiva - competenza veterinari.
In riferimento a quanto da voi affermato nell'editoriale del 23/10/2007, è utile ricordare che il Ministero della Salute con circolare dell'11.01.2007, da voi non menzionata, precisava che i test di Coggins ritenuti validi se effettuati dopo il 31.08.2006 erano motivati dalla necessità di una regolarizzazione del flusso dei prelievi inviati agli istituti zooprofilattici che avevano il compito di testare tutti cavalli afferenti ai circuiti sportivi entro il mese di aprile 2007.
Una volta entrati a regime le ASL che hanno interpretato con più rigore lo spirito dell'Ordinanza Ministeriale si sono attenute scrupolosamente alla disposizione del comma 2 dell'art 1 che limita a 12 mesi la negatività del test. Altre Asl invece, non hanno ritenuto il suddetto articolo così tassativo
nella sua interpretazione, ed hanno esteso, per me erroneamente, innescando tutte le difficoltà in atto, il corso di validità del test oltre i dodici mesi.
Per provare a capire da che parte stia la ragione, al di là della semplicità, o difficoltà, di scrivere norme inequivocabili, è utile ricordare che i cavalli riscontrati positivi al test di Coggins devono essere uccisi o comunque allontanati da qualunque attività economicamente produttiva. A questo punto, considerata l'ordinanza chi, secondo scienza e conoscenza può farsi carico di sottoscrivere una negatività decaduta al dodicesimo mese senza ingenerare allarme e confusione.
Se incompetenza c'è stata è, a mio parere, da ricercare tra quelle Asl che hanno disatteso la circolare Ministeriale del gennaio 2007 che puntualizzava la fase iniziale delle operazioni, ma niente lasciava intendere su quanto svolgere una volta messo a regime il flusso dei prelievi. Cordialità.”
Non abbiamo fatto riferimento alla circolare 11.01.07 perché superata dalla nota (pubblicata sul Tg 23 u.s.) 17.10.07 (clicca qui) del ministero della sanità, che conferma, per quanto concerne la durata del controllo sierologico, il contenuto dell’ordinanza 14.11.06.
Il test ha la durata di un anno e non deve essere ripetuto sui cavalli sottoposti al prelievo in data posteriore al 31 agosto 2006. Concetto espresso chiaramente anche dalla circolare Unire del 15 gennaio 2007 (clicca qui).
Il dottor Grandi è un veterinario Unire e non si capisce (a prescindere dalla sua opinione personale) perché non abbia applicato le direttive dell’ente, ribadite in ottobre dal ministero. Piuttosto lascia perplessi che solo un veterinario sul campo abbia dovuto sollecitare al ministero competente, tramite la Asl di appartenenza dell'Ippodromo di Roma, un chiarimento sulla questione, da cui emerge che a breve sarà emanato un nuovo testo.
Quale senso avrebbe testare un cavallo per la seconda volta a fronte di un tale proposito?
Possibile che nessuno tra i veterinari responsabili Unire si sia posto il problema del fondamento normativo in base al quale alcune terne e alcuni veterinari hanno impedito a cavalli di correre, causando un grave danno economico a tutti gli operatori interessati, mentre altri loro colleghi hanno ritenuto di comportarsi diversamente?Come possono i funzionari Unire essersi arrogati tale diritto?
Per di più in presenza di una circolare dell’Ente (firmata dal direttore tecnico Marco Pittaluga), una volta tanto, chiara. E se dubbi c’erano bisognava chiarirli con l’Unire prima e, se necessario, anche con il legislatore poi. Infatti, sollecitato, il ministero ha dato prova di solerzia ed ha chiarito l'equivoco: nessuna ripetizione del test su cavalli già testati dopo il 31 Agosto 2006.
E' evidente che la ratio legis dell'ordinanza del novembre 2006 è semplicemente avere un quadro epidemiologico completo sul territorio italiano, e per far ciò si è ritenuto opportuno considerare validi i test gia effettuati dopo il 31 agosto 2006, e non certo reintrodurre il vecchio test di Coggins a scadenza annuale come in passato.
Tra ragioni e interpretazioni di cui si può discutere fino al prossimo anno, purtroppo, l’unica cosa che resta in evidenza è, ancora una volta, la larga forbice che permette a ognuno di comportarsi secondo regole proprie: che siano, o no, a tutela delle categorie e di quanti partecipano allo spettacolo ippico.
E mentre alti dirigenti, veterinari e giurie continuano a rappresentare un mondo a sé stante, gli operatori restano alla finestra a guardare sfumati i propri guadagni e i propri sforzi, sperando di vedere, prima o poi, tutte le forze in campo cooperare per un unico obiettivo: uno spettacolo trasparente e qualificato.
Ma al momento, tutto questo, resta solo un bel sogno.
G.R.