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Unagt : Tg Comitato 3.10.07: una girandola di debiti ora scopre le carte
Inviato da unagt il 3/10/2007 22:51:15 (1119 letture)

Finalmente alla luce gli oppositori di Melzi.
Le minacce di Papalia per una serrata senza credito
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Al centro della bufera cartelle esattoriali e mancati incassi
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Riccardo Del Punta in cattedra
.



L’avvocato Francesco Gragnaniello (Upt), Giammaria Pizzaballa (Ptl) e Enrico Dall’Olio (Unagt), anticipano con  una lettera al nostro sito il loro intervento sul quotidiano Libero di domani (giovedì), in una pagina dedicata al delicato momento ippico.
Il  Presidente di Ippodromi e Città, e di Uni, Gaetano Papalia, sembra aver ingaggiato una battaglia personale nei confronti di Melzi e dell’Unire.

Sono fatti cui le categorie avrebbero preferito ignorare.

Ma, dal momento che il duetto Papalia - D’Alesio (Presidente e Amministratore delegato di Ippodromi e Città), ha voluto coinvolgere le categorie in questa vicenda, ci sentiamo in dovere di esporre alcune osservazioni.

Il Presidente di Ippodromi e Città Papalia  ha annunciato, nella conferenza stampa del 27.9.07, una serrata dei suoi ippodromi con decorrenza mercoledì 3 ottobre e che oggi (mercoledì) ha confermato (sospensione dell’attività dal 4 e non dal 3, anche se, a nostro avviso, si correrà regolarmente) con raccomandata a mano trasmessa  al Commissario Unire .

Le ragioni della serrata: crediti insoddisfatti nei confronti dell’Unire per circa 9.000.000 di euro.
Si lamenta Papalia del fatto che l’Unire avrebbe interrotto o sospeso i pagamenti in esito a una sentenza del Tar Toscana, la quale, al contrario, si limiterebbe ad annullare la sola convenzione con la soc. Labronica di Livorno, né il mancato pagamento potrebbe legittimamente giustificarsi con i debiti verso Erario e Inps di Ippodromi e Città, in quanto le relative disposizioni in materia di pagamenti non riguarderebbero quest’ultima  (affermazione che non corrisponderebbe al vero alla data del 27.9.07). 

Le ragioni esposte da Papalia sono incomprensibili, infatti:

1)       Non è concepibile, né evidentemente provabile o documentabile, un presunto credito di Ippodromi e Città nei confronti Unire per 9 milioni di euro.

2)       E’ invece provato e documentato un credito dello Stato nei confronti di Ippodromi e Città  (risultante dal bilancio della stessa società al 31.12.2006) di 11.405.164 milioni di euro che, in gran parte, sarebbe già stato richiesto con cartelle esattoriali. In particolare, risulterebbero iscritti a ruolo e richiesti con cartelle esattoriali i debiti derivanti dal modello 770/04 per sostituti di imposta,  anno 2003 per euro 171.000,00, dal modello Unico 2004 per Iva, Irap, Ires, Irpeg anno 2003, per euro 2.105.000,00, dal mod. 770/03, anno 2002, per euro 8.100 e modello Unico 2003, anno 2002,  per euro 530.000.

3)       La sentenza Tar Toscana non annulla tutte le convenzioni Unire, ma annulla, e questo è decisivo, tutti gli atti che ne costituiscono presupposto e parte integrante. Di conseguenza tutte le convenzioni nella sostanza, facendo riferimento a clausole, condizioni, valutazioni contenute negli atti annullati, e anzi tenendo gli atti annullati quali parte integrante dello schema contrattuale, sono inapplicabili. 
In più le convenzioni sono comunque inefficaci in quanto non approvate dal Ministero vigilante.

4)       Le perplessità create dalla pronuncia del Tar Toscana, peraltro, non potranno mai portare l’Unire a rifiutare a tempo indeterminato pagamenti alle società di corse, in quanto le stesse prestano comunque servizi. Sino alla regolarizzazione del sistema (che potrà avvenire in vari modi: es. rimuovendo le irregolarità formali o redigendo nuove convenzioni o, per assurdo, confermando gli atti annullati e così via), l’Unire dovrà pagare alle società di corse compensi in conto, salvo conguaglio attivo e passivo finale. Tanto è vero che l’Unire, con nota 27.9.07 prot. 58794, ha disposto una remunerazione in conto alle società di corse, che dovrebbe essere erogata entro la settimana.

5)       Ne consegue che la conferenza stampa di Papalia è nata già anacronistica e sorpassata, L’Unire pagherà gli ippodromi per i servizi resi. E buon per Ippodromi e Città che con Dl 195 ( in Gazzetta Ufficiale da domani) sia stato stata bloccata l’operatività (in attesa che il ministero dell’economia emani i decreto per le modalità operative della norma) dell’art. 48 bis del Dpr 29/9/73 n. 602, che impediva all’Unire di pagare importi superiori a 10.000 euro se il beneficiario è inadempiente all’obbligo di versamento all’erario  pari almeno a 10.000 euro (e questo è il caso di Ippodromi e Città).

Conclusione: le ragioni della minaccia di serrata sembrano, a nostro avviso, non poter riguardare affatto il mancato pagamento (o, meglio, presunto mancato pagamento) da parte di Unire. Anche Trenno Spa, (società collegata alle agenzie ippiche che, secondo i bilanci Unire, debbono all’Ente ippico quasi 100 milioni di euro per canoni Tv, in precedenza eliminati, in via prudenziale dalla vecchia gestione, ivi compresi Segretario e Direttore generale amministrativo), da quanto si apprende da la Gazzetta dello Sport del 27.9 u.s., condividerebbe la posizione di Ippodromi e Città.
Finalmente, la fronda anti-Melzi è venuta allo scoperto
.
Dopo la guerra giudiziaria, le minacce contro il presidente dell’Anact e dell’Upt, le dimissioni di Colombo, ecco ora la serrata.

Nella ricordata conferenza stampa, il dottor Papalia ha affermato di avere crediti, nei confronti dell’Unire, per diversi milioni di euro, ed in particolare per oltre 5.000.000 di euro dovuti per i danni subiti in seguito alle illegittime riduzioni di giornate negli anni 2005 e 2006, non compensate dalle personalizzazioni di Panzironi mai percepite.
Tale richiesta risarcitoria è contenuta nel ricorso al Tar Lazio che Ippodromi e Città ha presentato contro l’Unire, avverso il calendario delle corse del 2007:  per il 2007, infatti, la società di Papalia e D’Alesio chiede l’annullamento con la “restituzione” delle giornate in meno rispetto all’anno precedente.
Per i calendari degli anni 2005 e 2006 (non impugnati e compilati sotto il  regime del Segretario Generale Panzironi)  chiede il risarcimento del danno.

Non
si ricordava, Papalia, nella circostanza, di avere egli stesso firmato il 5.4.07  (questa volta quale Presidente di Unione Ippodromi Italiani), una proposta di calendario 2007, che prevedeva una riduzione di giornate per i suoi ippodromi molto più elevata di quanto invece poi l’Unire ha concretamente effettuato (tanto, c’erano le personalizzazioni………). 
Volere annullare un calendario migliorativo rispetto alle proprie proposte appare quanto meno curioso, per non parlare d’altro.

In più, chiede 5.000.000 di euro di danni per le diminuzioni di giornate negli anni 2005 e 2006.  Anche questo fatto è curioso.
Infatti, finchè il regime era di Panzironi, tutto andava bene, e non si impugnavano neppure i calendari più penalizzanti. 
Passato Panzironi, si chiedono i danni per quei calendari che non sono stati impugnati.

Ma il colmo è un altro
.
Solo il dott. Papalia e D’Alesio possono pensare che una richiesta avanzata in sede giudiziaria corrisponda ad un credito certo, liquido ed esigibile. Nella realtà, un concetto del genere equivale a dire che possedere un biglietto dell’Enalotto significa avere un credito nei confronti dello Stato di 30 o 40 milioni di euro, quanti sono quelli del montepremi Enalotto di competenza.

Inoltre, in conferenza stampa, Papalia amante del parlar forbito, ha dichiarato che la sua società non ha “cartelle aperte” (Lo Sportsman 28.10.07).
Il significato è misterioso e atecnico. 
Una cartella esattoriale, dopo essere notificata, o viene pagata, o viene seguita da intimazione di pagamento e successiva esecuzione esattoriale. Non si apre, si chiude come una finestra.

La realtà è che la società in questione ha debiti nei confronti dell’Erario e degli istituti previdenziali e non ha pagato cartelle esattoriali per importi, diciamo così, interessanti.

Martedì scorso, all’ippodromo di Albenga, è stata disputata una corsa tris, Presidente di giuria Guido Romano.
Il suo collega, il giudice Riccardo Del Punta, ha esternato su Lo Sportsman di oggi (mercoledì) la sua personale tesi su come si sarebbe dovuto comportare Guido Romano.
A prescindere dalle ragioni, un fulgido esempio di deontologia professionale.

Un tempo, quando gli arbitri di calcio si permettevano di commentare  le proprie decisioni con la stampa, venivano sospesi.
Nell’ippica è invece possibile non solo che un giudice commenti le proprie scelte, ma addirittura  che critichi quelle degli altri, dando lezioni di tecnica ippica, che di certo non gli competono.

G.R.

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