Il Presidente Upt fa il punto della situazione.

In riferimento ad un articolo di un consigliere Anact su “Il Giornale” di ieri (martedì), il Presidente dell’Unione Proprietari Trotto (Upt), avv. Francesco Gragnaniello, ha inviato una lettera al nostro sito, di cui condividiamo il contenuto.
La missiva che segue sarà pubblicata domani (giovedì 20.09.07) sul quotidiano Libero.
“I tentativi della restaurazione del vecchio regime si manifestano in via trasversale, e contengono tutti i germi di un sistema nepotistico e assistito, particolarmente insidiosi e mistificatori.
Lascia letteralmente allibiti l’intervento su “Il Giornale” del 18.9.07 di un consigliere dell’Anact, (associazione nazionale allevatori cavalli trotto) particolarmente esperto e navigato, che evoca vecchi schemi, enfatizza antiche alchimie e antichi apparenti privilegi, ripudiando le scelte di programmazione della nuova Unire.
Tale Consigliere parte dal presupposto che il regime allevatorio prevede, alla nascita e per tutta la carriera di corse di un cavallo, una riserva a favore dell’allevatore del 20% delle somme vinte in carriera: e lamenta l’assurdità che tutto ciò possa essere cancellato “solo perché è stato deciso in una conferenza stampa”. Tale “cancellazione” viene, secondo il consigliere, a concretizzarsi nella abolizione della percentuale loro destinata nei convegni differenziati (2 milioni e 400 mila euro).
Ora, una tale mistificazione della realtà potrà certo far presa su soggetti sprovveduti e privi di qualsiasi elemento di imprenditorialità, ma non su chi lavora seriamente e fa dell’impresa allevatoria un titolo di professionalità, e comunque su chi, oltre non essere sprovveduto, è in grado di capire intellettivamente.
I tifosi dell’era panzironiana si stracciano le vesti e si cospargono il capo di cenere di fronte ad una (apparente) diminuzione di entrate per gli allevatori di circa 2,400 milioni di euro. Ma fingono di dimenticarsi che, per effetto proprio di quella scriteriata politica di gestione, il montepremi è sceso dai 273 milioni di euro del consuntivo 2004 ai 175 milioni proposti – da Panzironi - nel preventivo 2007 (per non parlare dell’abbattimento di 34.000.000 di euro suggeriti al Commissario d’allora, sempre da Panzironi, per pareggiare i conti del 2006).
Ma dove erano questi strenui difensori del vecchio sistema, quando il montepremi è sceso di 98 milioni di euro? Ma come, non era più vero che “”il regime allevatorio prevede alla nascita e per tutta la durata di questo soggetto una riserva a favore dell’allevatore del 20% delle somme vinte in carriera?””. Bastava quindi tenersi le briciole della percentuale sui convegni differenziati, non tenendo in nessun conto che la diminuzione del montepremi di quasi 100.000.000 di euro, significava diminuzione degli introiti per gli allevatori di circa 20.000.000 di euro?
Questi sono dati significativi e reali: il resto sono chiacchiere.
Di fatto, gli allevatori non si sono lamentati quando hanno visto diminuire i loro introiti di circa 20.000.000 di euro (oltre 12 milioni di euro quelli del trotto).
Avere aumentato il montepremi da 175.000.000 euro a 220.000.000 euro circa, ha riportato quindi nelle casse degli allevatori circa 9.000.000 di euro (20% di 45.000.000), di cui 5.400.000 per il trotto.
Invece di minacciare ricorsi contro questo sistema (che, sì, ha abolito la percentuale allevatoria sulle corse differenziate, ma ha complessivamente apportato maggiore introito di 3.000.000 di euro), per quale motivo, o meglio, per quali interessi, tali signori non hanno impugnato le determinazioni che hanno condotto alle diminuzioni sopra indicate?
Va aggiunto altresì, come in ogni caso l’ammontare della percentuale allevatoria sulle corse differenziate ritorna in parte sotto altra veste nelle casse degli allevatori, essendo stato “reinvestito” in maggiori dotazioni dei grandi premi di gruppo uno.
Ciò è stato fatto per incentivare gli appassionati ad acquistare cavalli (e ad acquistarli all’evidenza dagli allevatori) e quindi, in sostanza, per ricreare una filiera virtuosa nella quale gli allevatori fanno gli allevatori, i proprietari i proprietari, ed i guidatori i guidatori, senza cadere nel perverso sistema in cui guidatori ed allevatori dovevano per forza diventare proprietari di se stessi.
Ed a proposito: è mistificante anche parlare di aste pessime.
In primo luogo, è bene precisarlo, finalmente i numeri delle aste sono numeri veri, reali, nella più completa trasparenza. Nelle stagioni precedenti i prezzi erano “virtuali” e quanto ai pagamenti, risulta che ancora siano in corso.
I risultati delle aste invece si sono dimostrati superiori alle aspettative: si domandino questi geni della finanza cosa poteva essere delle aste se magari fosse stata anche quadruplicata la percentuale sulle corse differenziate agli allevatori, ma il montepremi fosse rimasto a 175 milioni di euro.
Sarebbe ora di finirla di trasformare l’Anact in una palestra di politichese per appoggiare fazioni che hanno distrutto l’ippica.
Ne è riprova l’esaltazione che il suddetto consigliere fa del contenzioso giudiziario (fra l’altro, i provvedimenti favorevoli all’Unire sono di gran lunga superiori a quelli sfavorevoli), che risponde ad una strategia complessiva in relazione alla quale sarebbe opportuno individuare il direttore d’orchestra, le vere intenzioni, i veri obiettivi e i veri programmi.
Se questo fosse il vero volto dell’Anact, farebbe bene l’Unire a rivedere il meccanismo di finanziamento della predetta associazione, a fronte dei servizi che la stessa si impegna a rendere, posto che la stessa non rappresenterebbe nemmeno più l’interesse collettivo categoriale e atteso che molti grossi allevatori non sono assolutamente in sintonia con questi rigurgiti del passato.”
G.R.