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Unagt : Tg Comitato 25.7.07: germanizzazione? No grazie
Inviato da unagt il 25/7/2007 20:04:00 (779 letture)

Può essere in crisi un settore che incassa 3 miliardi di euro l'anno? Si, se le componenti produttive pensano solo a farsi la guerra tra loro.


 

                          



Germanizzazione: una parola molto brutta che sta a significare il processo di progressivo impoverimento dell'ippica verificatosi in Germania e che in qualche maniera potrebbe contagiare anche l'Italia.
Potrebbe perché allo stato dei fatti le cose sono un po' diverse.
In Germania non esiste praticamente la rete di accettazione del gioco esterno. Da noi ci sono le agenzie e in futuro, speriamo, ci saranno anche i corner, mentre oggi ci sono le ricevitorie che lavorano però a scartamento ridotto solo su due corse al giorno, quelle dell'Ippica Nazionale.
Con tutto ciò l'ippica italiana produce ancora un movimento di oltre 3 miliardi di euro l'anno di cui poco più della decima parte ritorna all'Unire.
Questa la grave stortura di base. Sono poche, pochissime le aziende al mondo che sul proprio fatturato hanno un margine di appena il 10%. In più all'ippica che produce, quella delle corse torna in realtà appena poco più del 5% (i 220 milioni annunciati quest'anno per il montepremi) e c'era chi avrebbe voluto fossero 175.
Quindi allevatori, proprietari, allenatori e guidatori che producono 3 miliardi di entrate sono gli unici che devono guadagnarsi sul campo, con le corse, i propri guadagni che tutti assieme raggiungono appena il 5% di quanto viene prodotto.
Gli assuntori di gioco hanno una percentuale "pulita"; gli ippodromi non campano (non ne sono capaci) con i propri mezzi, ma ricevono contributi che pesano fortemente sul bilancio dell'ippica.
Eppure le quattro categorie più produttive non esitano ad azzannarsi tra loro per un privilegio in più, per un indennità o una partita di giro che vada a beneficiare l'una a discapito dell’altra, rifiutandosi, quasi inconsciamente e geneticamente, di intraprendere azioni collettive, difendendo sempre e solo il proprio orticello, a reclamare un matineè in più, mentre ippodromi e assuntori di gioco sono sempre li pronti ad incassare

Gli altri, quelli che producono, accettano, meglio che niente, e addirittura battono i pugni se il matineè non viene concesso. A gran voce sono molti quelli che chiedono un "piano di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio ippico” ma se poi salta un matineè in un ippodromo di provincia, apriti cielo e giù valanghe di ricorsi al Tar.
Qualificazione degli ippodromi: tutti la vogliono, ma solo a parole.
Qualità delle corse, tutti la cercano, ma poi si è costretti in nome degli incassi a ripristinare le seconde Tris che erano state sperimentalmente tolte e, anzi, ad istituirne delle altre la domenica. Nessuno fa mai un passo indietro.
Poi però tra un mese ci saranno le aste con allevatori pronti a vendere, magari a prezzi gonfiati per dimostrare che non c'è crisi, e proprietari, i pochi rimasti, ad illudersi di essere più furbi degli altri e a pagare a peso d'oro cavalli che poi per sbarcare il lunario avranno bisogno di altri matineè perché sono troppi e il sistema non li regge.
Non
è la Germanizzazione, ma è peggio: se non ci svegliamo, se non voltiamo pagina rischia di diventare il Titanic.

G.R.

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