Il futuro passa attraverso il gioco a distanza, ma chi sovrintende al settore sembra non rendersene conto.

Certe volte diventa difficile capire l’operato di chi si trova nella stanza dei bottoni.
Sembra che ogni qualvolta ci sia qualcosa che funziona si debba fare in modo da penalizzarla, fermarla o peggio, rovinarla.
Prendete il gioco telematico sullo sport e, conseguentemente, sull’ippica.
Il nuovo decreto di regolamentazione delle scommesse telematiche limita fortemente l’attività dei punti di vendita delle ricariche penalizzandoli e togliendo loro stimoli alla promozione della vendita del prodotto. In particolare il decreto stabilisce che l’aggio (la percentuale di guadagno) riconosciuto dal concessionario al punto di vendita delle ricariche sarà subordinato al volume delle ricariche vendute e non al volume della raccolta.
E’ vero che in questa maniera la posizione dei rivenditori sarebbe un po’ ibrida, ma è altrettanto vero che, così facendo, questi avrebbero tutto l’interesse a promuovere il gioco a tutto vantaggio, tra l’altro, delle agenzie o dei concessionari presso i quali agiscono i conti che vengono ricaricati e, conseguentemente, dell’erario che incassa i prelievi su ciascuna scommessa effettuata con le “ricariche” incriminate.
Addirittura nel nuovo decreto si fa divieto di far comparire su vetrofanie e arredi messaggi relativi a giochi e scommesse e, cosa ancora più assurda, di prestare assistenza a chi vuole scommettere. Come a dire che il cliente deve spicciarsela da solo e pazienza se non è ferratissimo nell’uso del computer e delle tecnologie. Un bel modo per promuovere il gioco!
Si fa un gran parlare sul gioco ippico che langue e poi non si fa nulla per sfruttare appieno i mezzi che si hanno a disposizione. E come avere una Ferrari e mettere al massimo la seconda!
Tutti devono essere coscienti del fatto che il futuro passa attraverso il gioco a distanza e quello telematico.
Chiedete ai bookmakers di oltremanica o ai siti di scambio scommesse che fanno volumi da capogiro su internet, mentre noi ancora ci domandiamo se sia lecito mettere una pubblicità sulla vetrina di un negozio che vende ricariche. O addirittura non consentiamo alla gente di scommettere da casa sulla Tris che dovrebbe essere il fiore all’occhiello delle scommesse ippiche.
Se questa è la mentalità di chi sovrintende al comparto giochi, risalire la china, produrre nuove risorse per l’ippica e fronteggiare la concorrenza, lecita e illecita, diverrà un’impresa sempre più difficile.G.R.