Il caro Silvan, responsabile come il ragioniere, vuole ridiventare subcommissario. Panzironi voleva anche il premio di produzione. Dibattito sulla tris.


Mario Masini Cesare Meli
Neanche il tempo di far preparare le valigie al loro capo storico ed ecco che i generali di Panzironi vengono fuori dai tombini alla ricerca di poltrone. Mentre Guido Melzi sembra destinato a veder rinnovato il suo mandato, rispunta Mario Masini che tenta di ottenere nuovamente una carica di subcommissario, non sappiamo in quale modo e neanche a che titolo. Anzi, adesso abbiamo capito: il famoso Silvan, eclissatosi per evitare guai, mentre almeno Panzironi ci metteva la faccia, si propone come memoria storica dell’Unire, lui che era sulla breccia dal lontano 2000 e che potrebbe raccontare benissimo in che modo ha partecipato alla distruzione di un settore, appoggiando senza remore la politica di Panzironi. Potrebbe raccontare, il caro Masini, in che modo l’Ente dal 2000 al 2002 sia passato da un avanzo patrimoniale di 86 milioni a un disavanzo di 77,2 milioni e il perché dei crescenti fabbisogni finanziari dell’Unire in questi ultimi anni, nonostante le sue assicurazioni che tutto andava bene e tutto era sotto controllo E potrebbe raccontare come mai difendeva tanto insieme a Panzironi la legge 200 del 2003, che ha scontato alle agenzie ippiche qualcosa come 129 milioni di minimi garantiti, “garantiti per legge” e come tali da pagare. E della transazione dei canoni tv, che, se attuata, sconterebbe qualcosa come 89 milioni alle agenzie ippiche? Temi attuali che le categorie vogliono approfondire e chiarire, anche nelle competenti sedi. Ecco, Mario Masini servirebbe a questo, ma poi forse gli passerebbe tutta la voglia, assieme all’amico Cesare Meli, altro signore con pesanti responsabilità (componente del collegio sindacale ha firmato gli ultimi scandalosi bilanci Unire) alla ricerca di un ruolo.
Complimenti.
L’ultima è proprio bella: Panzironi pretendeva d’inserire nella scrittura privata di recesso del suo contratto anche la “retribuzione di risultato” (circa 7 mila euro al mese), in altre parole il premio di produzione che solitamente si assegna quando una persona lavora bene e non in modo drammatico come il ragioniere che ci lascia un ente allo sbando. Giungono continue lamentele dagli operatori ippici sulle varie disfunzioni: è praticamente impossibile comunicare con il servizio premi e anche le altre aree, tecniche e non, sono oggetti misteriosi. Un Ente praticamente isolato, con gente super stipendiata, che non sa cosa significhi lavorare seriamente.
Anzi, probabilmente non sa cosa significhi lavorare.
Riceviamo dal signor Stefano e da un gruppo di appassionati di Montecatini
“Ma ci siamo resi conto che tra le due tris quella che non decolla è quella serale? Ieri c'è stato un montepremi tris alle 13.55 a Pisa di 780 mila euro mentre la sera a Napoli c'è stato un movimento di 880 mila euro e voi volete togliere una corsa che da lo stesso movimento dell'altra?”
La verità che la tris accusa nel 2007, rispetto al 2006, una diminuzione del 12,20% (105,980 milioni di euro contro 120, 701 milioni) per un minor prelievo, all’8 marzo, di 2,926 milioni di euro. A nostro avviso non è una questione di turni giornalieri, ma dal fatto che il prodotto non è qualificato e il sistema del sorteggio dei numeri fa acqua da tutte le parti, con corse poco omogenee, arrivi spesso scontati e quote che inducono il giocatore a smettere. Le corse dei cavalli debbono subire un’inversione di tendenza. Devono essere regolari nello svolgimento e quelle che ne rappresentano la cartina di tornasole, come la tris, tecnicamente qualificate e omogenee per quanto riguarda i valori in campo. E se il prodotto sarà all’altezza, un turno è molto meglio di due (più difficili da mettere in piedi), con l’aggiunta dell’assegnazione della corsa a ippodromi adeguati per funzionalità, fondo della pista, attrezzature, accoglienza e blindatura. Quindi a pochi, ma efficienti impianti.
In questo momento spesso accade esattamente il contrario.
G.R.