Per salutarci, l’ex segretario, organizza l’ultimo pezzo del suo cabaret, smentendo tutto.

Panzironi scende da cavallo
E’ andato via alla sua maniera, con lo spirito di quando sembrava il re dell’ippica e si poteva permettere di dire e di fare qualsiasi cosa.
Erano talmente grosse le sue panzane, che a quei tempi su questo sito chiamammo Franco Panzironi “Bombolo”, come il simpatico personaggio che appariva spesso a fianco di Lino Banfi nei famosi film degli anni settanta. Bombolo ci ha fatto ridere molto e così è stato anche per Franco Panzironi, anche se a quei tempi c’era solo da piangere. Il ragioniere se n’è andato sfoderando l’ultimo pezzo del suo infinito repertorio di attore comico, smentendo spudoratamente (clicca qui), in mattinata, la risoluzione del suo contratto alla solita agenzia di stampa, da sempre sdraiata a pelle d’orso assieme ai vari personaggi che si sono alternati ai suoi piedi.
La lista è abbastanza lunga, ma noi ricordiamo volentieri Tino Cazzaniga e Gianfranco Fabbri, Paolo Zambelli, Loreto Luciani e Bruno Grizzetti, poi sostituito da Giuseppe Botti.
Invece alla fine anche Paolo De Castro si è rallegrato (clicca qui) per la conclusione di quella che era diventata una farsa. Franco Panzironi finalmente toglie il disturbo e il nostro augurio è che insieme a lui finisca la preponderanza di interessi contrari al bene del nostro settore. E cioè gli interessi delle agenzie ippiche, che hanno sottratto, anziché fornirne, risorse all’ippica, non pagando i propri debiti.
Con la benedizione di Alemanno e Panzironi.
Non sarà facile, ma è dovere di tutti spostare il baricentro del potere verso quella auspicata gestione condivisa da Commissario, categorie e mondo del lavoro. Guido Melzi eredita un ente “ingessato”, con una situazione finanziaria, tecnica, del doping e di trasparenza pesantissima, ma ora ha la possibilità di avviare il progetto di ristrutturazione che l’ostinata presenza di Panzironi ha bloccato.
E le categorie debbono trovare dentro di loro la forza di intervenire sugli eventi e non di subirli. Hanno il dovere di cercare una coesione tale da operare nell’interesse collettivo, anche a costo di rinunciare a qualcosa per un domani di certezze.
Non farlo sarebbe un errore imperdonabile, come le vicende politiche di questi giorni ampiamente confermano.
G.R.