In questa situazione impossibile parlare di rilancio.

Le scommesse continuano a scendere, l’ippica è ferma e non riesce a dare quel forte segnale di discontinuità necessario per tenere il passo con una concorrenza che marcia a velocità doppia se non tripla. Il movimento globale delle scommesse nel mese di gennaio è sceso del 2,21% rispetto al 2006 (261,798 milioni di euro  del 2007 contro 267,498 milioni del 2006) per un minor prelievo di 420,736 mila euro (38,253 contro 37,832 milioni), pari a un meno 1,10%.
Discorso opposto, invece, per le scommesse sportive, che a gennaio  hanno raccolto 185 milioni di euro con una crescita del 3,35% rispetto ai 179 milioni raccolti nell'analogo periodo del 2006 (clicca  qui).
Le giocate telematiche raggiungono il 37,5%, circa 70 milioni di euro, un andamento simile rispetto a dicembre 2006.
Il calcio continua ad essere lo sport su cui gli italiani amano puntare di più con il 91% delle preferenze, nonostante due giornate di campionato in meno rispetto allo scorso anno.
Fatti, non le solite parole a sproposito, tanto care ai sapientoni di palazzo specialisti nel gioco delle tre carte. Fatti che puniscono senza pietà e che impongono la scelta di una nuova strada da percorrere all’insegna della trasparenza, dell’umiltà e della volontà di lavorare onestamente.
Rivisitazione delle nuove scommesse, della programmazione tecnica, del regolamento tris, del palinsesto televisivo, del doping, della giustizia sportiva,  rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, professionalità dei giudici e uniformità di giudizio: questa la ricetta.

G.R.