Mentre il segretario sbandiera la sua opera di risanamento spunta fuori un deficit di 129 milioni di euro.

Uno dei cavalli di battaglia più recente di Franco Panzironi è stata la teoria secondo cui l’Unire era sulla strada del risanamento. Questa mattina invece un dettagliato articolo de La Gazzetta dello Sport (clicca qui) mette in evidenza un disavanzo patrimoniale, risultato della differenza tra attivo (immobilizzazioni, disponibilità liquide, date dalla cassa, depositi bancari e postali, crediti da riscuotere) e passivo patrimoniale (fondi ammortamento, debiti verso istituti previdenziali, verso dipendenti, verso banche e fornitori, fondi accantonamento vari), di 129 milioni di euro, che significa praticamente la bancarotta della gestione guidata dal “Risanatore”.
Purtroppo non è finita perché il pesante passivo è destinato praticamente ad aumentare. Infatti sono stati messi a bilancio, nel 2006, 393 milioni di crediti (300 mai pagati dalle agenzie per quote di prelievo, minimi garantiti e canoni Tv, più ulteriori 93 dovuti principalmente dal Mipaf e dal Ministero dell’Economia e Finanze), ma difficilmente incassabili.
Inoltre sembra che l’Unire voglia saldare entro il 2006 i 34 milioni dovuti dall’ente alle regioni come previsto dall’ art. 3 del D. L.vo 449, già contabilizzati tra i debiti. Questa operazione, se attuata, richiederà ulteriore ricorso al finanziamento bancario stante l’attuale consistenza della liquidità dell’Unire e non si vede quale istituzione bancaria e a fronte di quale garanzie se non quelle politiche del Mipaf possa anticipare una ulteriore ed ingente cifra ad un ente tecnicamente fallito e sena alcuna provata capacità di generare i flussi da cassa necessari al ripianamento dei debiti accumulati. Questi dunque i fatti, contro i quali Panzironi continua ad opporre solo parole e il bello che c’è ancora qualcuno (anche se parte di una piccola minoranza) che gli crede, probabilmente perché gli fa comodo.
La situazione è estremamente grave, se non verranno reperiti i 129 milioni necessari per tappare il buco si dovrà intervenire sulle uscite dell’ente e purtroppo quelle relative al montepremi (già ridotto all’osso) sono le più facilmente intaccabili.
Da tempo parliamo delle necessità di un’ippica nuova, è arrivato il momento di avere coraggio, fare pulizia e iniziare davvero a costruirla.
G.R.