L'Unire cancella l'Assogaloppo, eppure i responsabili di questo sfacèlo sono ancora al loro posto.

Franco Panzironi continua a tirare colpi bassi nel tentativo di rimanere a galla, cercando di sfruttare amicizie e complicità per non fare le valigie. Prima ha tentato di sostenere la candidatura di Tino Cazzaniga (che si appresta a essere sconfitto dalla lista Gragnaniello) alla presidenza Upt, poi per mesi non ha versato l’1% dei premi al traguardo alla Fipt, finché non ha capito che la sentenza per il ricorso giudiziario presentato dall’Aprovet (una delle associazione che compongono la Federazione Italiana Proprietari Trotto) è scontata, e, da ultimo, ha continuato a scegliere interlocutori funzionali solo agli interessi della dirigenza Unire. L’ultima chicca è stata quello di non riconoscere più Assogaloppo (come sottolinea il Presidente Fabio Carnevali con un comunicato), associazione la cui unica colpa è quella di aver aderito all’Intercategoriale, contro Panzironi e la sua politica di distruzione.
Qualcuno ancora si chiede come mai Franco Panzironi, unico, esclusivo despota di questa Unire che ha dissanguato e umiliato 50mila persone, che negli ippodromi e nei centri di allenamento costituiscono la propria vita, e spento gli entusiasmi di chi per Ribot, Tornese, Falbrav o Varenne ha sognato o pianto, sia ancora al suo posto. Eppure l’amministrazione dell’ente, per quanto concerne bilanci, doping, giustizia sportiva è un eccelso esempio di incapacità gestionale, un insulto alla democrazia, trasparenza e professionalità. Nella buona società di una volta, volgarità, false promesse, bilanci virtuali, scorrettezze, erano comportamenti censurati e puniti. Ora sono una lieta sorpresa, quasi un’interessante lezione di vita. E sommiamoci anche il cinismo da quattro soldi dei piccoli cortigiani ippici, dai presidenti di associazioni ai direttori di giornali veline di palazzo a vertici di enti pubblici, che sono dei manutengoli dei padroni. Uomini perennemente alle prese con maleducazioni e scorrettezze. Persone di molte abilità e poche qualità, simbolo di una falsa democrazia, che se non ce le scrolleremo di dosso, ci costringeranno a cambiare mestiere, per non diventare come loro.
G.R.