Il popolo ippico non ha bisogno di un Terminator qualsiasi.

Tino Cazzaniga, Gianfranco Fabbri, ideatori e ispiratori degli articoli ippici sul Giornale non sono alla frutta, sono addirittura disperati, come Terminator Panzironi. Tino, sostenuto da Gianfranco, che ha conservato una seggiola all’Anact (delegato Romagna), ha individuato l’Upt come prossimo approdo, ma gli associati di quest’ultima non lo vogliono per nessuna ragione, perché non desiderano avere a che fare con uno dei principali responsabili della catastrofica crisi del settore insieme a Franco Panzironi, un altro che deve togliere il disturbo il prima possibile.
I bilanci virtuali dell’Unire evidenziano un buco di circa 300milioni di euro e hanno ridotto in miseria migliaia di persone. Anche la Corte dei Conti ha mosso i suoi rilievi e risulta che qualcuno in via XX settembre se ne sia accorto e molti riferiscono di un Terminator sempre più preoccupato. Forse ha capito che il suo tempo sta volgendo al termine. La rassicuriamo, non si preoccupi, può andare in vacanza tranquillo, non la rimpiangeremo. Lasci perdere i tentativi dell’ultimo momento, come gli articoli pubblicati in questi giorni da Lo Sportsman (senza firma) e dal Giornale ( da un ex, molto ex Presidente Anact). Rappresentano solo un pietoso tentativo di coprire lo sfascio totale, tecnico ed amministrativo del settore. Le solite parole, senza mai una cifra.
E Panzironi per primo sa che non serviranno a salvargli la poltrona. Lasci fare il suo corso alla nuova Unire, che dovrà imboccare subito un percorso di risanamento e di mutamento rispetto al passato. Belle corse, confronto con  tutte le componenti ippiche, cartolarizzazione del debito, bilanci reali, trasparenza, rispetto delle regole, doping certificato, le parole d’ordine. Basta con la politica delle mezze verità, con le truffe perpetrate a danno degli operatori (montepremi e Premio aggiunto 2006 non sono stati ancora ufficializzati), dei giocatori, dei lavoratori, del pubblico.
Il rilancio dell’ippica non può avvenire con l’appoggio di chi ha avallato la politica di questa Unire, che ha costretto proprietari, allevatori allenatori, guidatori a licenziare personale, improvvisarsi artieri, maniscalchi, vannisti, percorrere migliaia di chilometri per trovare una corsa, abbrutirsi di lavoro, a rischiare quotidianamente la vita sulle strade di tutta Italia per un matineè.
Uomini anonimi, uomini coraggiosi, caro Franco. Sono Loro il vero motore dell’ippica, uomini che non hanno bisogno di un qualunque  pseudo ottimizzatore di bilanci, ma di persone vere, persone che sappiano cos’è una corsa di cavalli, persone che si ricordino ogni tanto di loro.