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Unagt : Tg Comitato 23.3.06: Gaetano Papalia presenta la sua cattedrale nel deserto
Inviato da unagt il 23/3/2006 23:59:00 (912 letture)

Tor Di Valle, tribune e boxes optional. Conta solo la pista. Papalia rilancia su Capannelle. Il giochino delle parole non attacca più.



Gaetano Papalia



Lo Spsortsman di oggi (giovedì) pubblica una lunga intervista a Gaetano Papalia, presidente Uni, che annuncia come prossino l’avvio dei lavori per una pista di trotto da 1400 metri con racchetta a Tor di valle. Un piano da qualche milione di euro. Magari andasse in porto. Ma come mai il Presidente di un impianto che necessità di migliorie, dalle scuderie alle tribune, non parla mai di manutenzioni e propone un progetto così importante? Difficile trovare una risposta. Secondo voci attendibili, i famosi 55 milioni di euro della delibera del fondo investimenti 2000 che Panzironi vorrebbe utilizzare (oltre che per il pareggio del bilancio) per i famosi “importi aggiuntivi”, sarebbero destinati in parte a questo progetto. Ippodromi e Città si accingerebbe infatti  a sottoscrivere la convenzione proposta dall’Unire, ispirata al modello Deloitte, secondo il quale vengono assegnati agli ippodromi  punteggi secondo parametri unicamente quantitativi e ad ogni punto corrispondono migliaia di euro. E così accade che una pista molto larga, magari troppo larga, con relativi problemi di manutenzione, una pessima geometria e un fondo altrettanto mal tenuto ottenga un punteggio più elevato di piste più strette, ma con eccellenti qualità tecniche. Per la Deloitte, boxes di idonee dimensioni e puliti, doping trasparente, servizi per il pubblico non contano. La valutazione degli ippodromi elaborata dall’attuale Unire ha perso ogni riferimento qualitativo e gli impianti sono stati considerati esclusivamente sotto il profilo della produttività economica delle scommesse, affermando sempre più un modello di ippica virtuale, nel quale le genealogie dei cavalli, il loro stato di forma, le capacità professionali verranno gradualmente sostituiti da numeri e combinazioni di numeri, sino a quando gli scommettitori si renderanno conto che esistono altri “giochi” assai più semplici e veloci come la roulette o le slot-machines, con buona pace del pubblico, dei cavalli, dei proprietari, degli allenatori, degli allevatori, dei lavoratori, degli ippodromi e dell’Unire.

Sembrava conclusa la storia infinita dell’assegnazione dell’ippodromo di Capannelle. Il Consiglio di Stato ha accolto, nel dicembre scorso, il ricorso di Hippogroup, che si era vista annullare l’aggiudicazione dell’ippodromo romano dal Tar del Lazio. Invece per Papalia – come riporta Lo Sportsman -  la questione è ancora aperta. Forse la sentenza ha scombinato i piani di chi si aspettava un risultato diverso e deve trovare un’altra area su cui costruire l’ippodromo del trotto, se è vero che il progetto del concorrente battuto era quello di trasferire il trotto dentro Capannelle, magari agevolato dalle condizione previste dalla convenzione Deloitte voluta dall’Unire.

Papalia vorrebbe dettare lezioni alle categorie (proprio lui appassionato di basket più che di cavalli), censurate per la scelta dei propri rappresentanti. Purtroppo per lui, e per quelli come lui, le categorie non sono più disposte a farsi strumentalizzare (molti ci hanno provato inutilmente) da chi promette grandezze straordinarie, senza preoccuparsi di mantenerle.  Le categorie oggi chiedono certezze, concertazione, progetti veri per un’ippica nuova. Vogliono vivere del loro lavoro e non hanno tempo da perdere con chi non riesce nemmeno a tenere puliti i propri ippodromi. Né tantomeno per correre dietro a un terminator qualsiasi, che si diverte a sfasciare tutto. Una sorta di Robin Hood al contrario.


G.R.

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