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Unagt : Tg Comitato 25.7.05: “personalizzazione” inquietante
Inviato da unagt il 28/7/2005 1:50:07 (803 letture)

Capovolto il sistema dei finanziamenti indiretti senza fornire idonei elementi di giustificazione.




Da uno studio effettuato dalla società Deloitte trae ispirazione la nuova convenzione tra Unire e ippodromi che prevede corrispettivi alle piste per le corse, per gli impianti e per le riprese Tv. Tali corrispettivi andranno a sostituire quelli che in passato sono stati il finanziamenti diretto, il finanziamento indiretto e la remunerazione per il segnale tv. Il corrispettivo impianti sostituisce sostanzialmente il finanziamento indiretto ed è quello che ha destato le maggiori perplessità, viste la variazioni sostanziali nella determinazione degli importi rispetto al passato.Dal punto di vista generale si evidenzia come non venga in alcun modo considerato, ai fini della determinazione dei corrispettivi, per ciascuno ippodromo, il settore riservato al pubblico, e più precisamente tribune, ristoranti, parcheggi, zone verdi e parchi gioco. Tali strutture sono fondamentali per il mantenimento del pubblico, degli appassionati, per l'acquisizione di nuovo pubblico. E se aumentano gli spettatori, aumentano anche gli scommettitori, apportando nuove risorse che alimentano il settore (nuovi proprietari, allevatori, allenatori-guidatori, ecc).

Dal punto di vista strettamente tecnico i parametri assunti risultano parziali e non portano a conclusioni corrispondenti alla realtà. Per esempio, nella caso delle piste da corsa del trotto, il punteggio che concorre alla determinazione dei finanziamenti viene assegnato in base alla sola superficie, senza tenere conto delle caratteristiche plano-altimetriche della pista stessa. E così accade che una pista molto larga, magari troppo larga. con relativi problemi di manutenzione, con una pessima geometria e con un fondo altrettanto mal tenuto (con conseguenti pericoli per l'apparato locomotore dei cavalli) abbia ottenuto un punteggio più elevato di piste più strette, ma con eccellenti qualità tecniche che permettono il raggiungimento di risultati migliori, salvaguardando maggiormente l'incolumità dei cavalli.

Per assurdo, seguendo tale criterio di remunerazione, ad una nuova pista costruita spianando semplicemente un terreno (niente sottofondo, senza i minimi rapporti dimensionali tra curve e rettilinei e con le curve piatte) basterebbe essere solo più larga di un tracciato ideale (come per esempio quello di San Siro, Solvalla ,Oslo, ecc.) per otterrebbe un punteggio più alto secondo la filosofia Deloitte.Per quanto concerne i boxes il solo parametro quantitativo preso in esame è palesemente inadatto. I boxes non sono tutti uguali, meglio 10 boxes grandi, puliti e confortevoli che 20 sgabuzzini di lamiera gelati in inverno e roventi d'estate che invece, nel caso analisi Deloitte, sarebbero meglio valutati. Senza considerare che ormai i cavalli giungono, per la maggior parte, all’ippodromo solo in occasione della corsa, mentre svolgono la loro attività quotidiana fuori dagli ippodromi, nei centri di allenamento. Anche per quanto riguarda l'illuminazione il solo valore quantitativo dei lumen complessivi appare incongruo nella considerazione Deloitte. Tale valore non è stato proporzionato alla superficie da illuminare. A parità di lumen una pista grande risulterà "buia " rispetto ad una pista da mezzo miglio, con ulteriori penalizzazioni come le immagini televisive di cattiva qualità, la scarsa visibilità dei cavalli per il pubblico e i maggiori pericoli in pista. Perplessità destano anche i parametri adottati per stabilire il corrispettivo corse, e cioè i corrispettivi che le piste avranno in relazione al volume di scommesse. Una corsa sarà mediamente più appetibile per lo scommettitore se programmata, per esempio, in un giorno feriale, quando normalmente sono in attività un numero minore di ippodromi rispetto ai giorni prefestivi e festivi. Ben altri parametri dovrebbero essere considerati per una valutazione oggettiva, invece l'Unire semplifica eccessivamente il problema delle redditività delle scommesse e favorisce solo un conto economico di cassa, sacrificando aspetti almeno altrettanto qualificanti come la qualità della corsa e il contesto globale in cui essa viene effettuata. Quindi, a prescindere dalla qualità dello spettacolo prodotto, gli ippodromi che raggiungono un movimento di gioco più elevato (magari programmando solo matinèe o preserali con scarsissima concorrenza) accedono a scaglioni più remunerativi rispetto a impianti di ben altro livello ma che hanno la “sfortuna” di ospitare corse quasi solo al sabato e alla domenica. Nell'ottica Unire conta solo il fattore economico e non quello economico - promozionale e (perché no) sociale. Conta solo il riscontro immediato e mai l'investimento per il futuro. Una filosofia bocciata dalla realtà. Aumentano le corse commerciali e il gioco cala vertiginosamente. Per il corrispettivo sul segnale Tv gli standard qualitativi sembrano essere considerati in base al numero di convegni e non anche in base alle apparecchiature utilizzate e alla qualità delle immagini immesse nel circuito televisivo. Un conto è riprendere le corse con 7 telecamere e un conto è averne 3 (minimo richiesto). Ma questo non sembra contare per l'Unire, che non sembra comprendere come una sempre miglior qualità delle immagini aumenti il gradimento dello spettatore-scommettitore televisivo. I criteri adottati dalla Deloitte appaiono, per i tecnici competenti del settore, inadeguati. Ma su questo punto, trattandosi pur sempre di opinioni, tutto può essere messo in discussione, e non si possono pretendere professioni di fede prima di esaminare le singole questioni. Ma le nostre perplessità aumentano se si considera che gli studi di questi criteri (e quindi le cifre, le valutazioni che riguardano ogni ippodromo) sono "secretati", avvolti nel più fitto misteri. Ogni ippodromo ha avuto in visione solo la scheda che lo riguardava e non quelle degli altri ippodromi onde poter confrontare e valutare. In tal senso, l'incomprensibilità di alcune variazioni consistenti nei finanziamenti indiretti, diventa inquietante poiché oggettivamente inspiegabile. Altro che trasparenza. Non si tratta, quindi, di censurare apoditticamente le variazioni dei finanziamenti indiretti secondo lo studio Deloitte. Ma è un diritto di tutti capire il modo in cui si è arrivati a cifre così differenti dal passato, con aumenti e diminuzioni dei finanziamenti tanto evidenti quanto inspiegabili con gli strumenti a disposizione. Nessun dato, nessun elemento ci consente di valutare queste cifre e l'atteggiamento dell'Unire su questo fronte rinnova tutti i nostri dubbi sulla trasparenza di questa operazione, che di trasparente sembra avere solo la diminuzione del montepremi, la diminuzione delle corse, sino alla loro “dequalificazione” e alla diminuzione delle scommesse.

 Le categorie non hanno avuto voce in capitolo, anzi sono state sempre viste come elemento di disturbo per un progetto troppo debole e lacunoso per essere messo a confronto con una controparte in possesso di numeri, cifre, prove dello sfascio attuale. E di un progetto vero di rilancio. Vero e trasparente, senza finanziamenti personalizzati (di cui si legge nel Protocollo di Intesa tra Unire e ippodromi) che si prestano a sospetti e che, se male realizzati, possono significare illegittimità sulla quale, noi ci auguriamo, faccia luce la magistratura.

G.R.

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