Per fortuna l'ippica italiana è un paradiso.



Roma Tor Di Valle, Agnano, Milano trotto, le tre perle della nostra ippica felice
Per fortuna la nostra ippica ha un montepremi adeguato e le categorie sono in perfetta armonia con Unire, ippodromi e gestori delle scommesse esterne che hanno sempre operato nell'interesse comune, sacrificando profitti e pagando le tasse fino all'ultimo centesimo. Un'ippica così non finirà mai come quella di un Paese molto lontano (preferiamo non fare nomi per compassione) dove tutto sta andando a rotoli. In quel Paese il montepremi è in continuo calo e l'intero settore è alla mercè di interessi politici trasversali, legati a quelli degli assuntori del gioco esterno che fanno il bello e cattivo tempo. In quel Paese il potente fondo finanziario Cronometro è entrato in gioco e, con la complicità degli assuntori, tenta di instaurare una sorta di monopolio. La scommessa poker, quella più popolare, è ormai definitivamente nelle loro mani, anche attraverso una legge (clicca qui) appositamente approvata che farà evitare un bando di concorso per la nuova assegnazione e permetterà al gruppo più potente dei betting shop, di possedere anche degli ippodromi senza timore di conflitto d'interessi. Hanno già due piste, ma stanno per comprarne (o forse lo hanno già fatto) altre due, quella della capitale e quella di un'altra importante città situata sul mare e famosa per un piatto che ricorda la nostra pizza. Pochi ippodromi, i più importanti, sui quali far confluire gran parte delle corse, riducendo tutti gli altri alla fame. Un'ippica di basso profilo ma redditizia al massimo, all'interno di un palinsesto globale della scommessa, con corse in televisione provenienti da tutto il mondo a costo quasi zero. Tutti coinvolti a livello politico in quel Paese lontano, anche coloro i quali si vantano di essere i paladini dei poveretti (allenatori, guidatori, fantini ecc.) che fanno la fame. Un'ippica quasi virtuale: per fortuna in Italia tutto questo non accadrà mai.
G.R.