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Unagt : Commento alla relazione sulla situazione degli ippodromi italiani
Inviato da unagt il 19/4/2005 2:44:45 (1093 letture)

Una relazione scriteriata e fuorviante .

Da una attenta lettura della “ Relazione sulla situazione degli ippodromi italiani” redatta dal Segretario Generale, traspare evidente l’intento di favorire nella proposta di rapporto convenzionale Unire – ippodromi alcuni impianti a discapito di altri applicando parametri soggettivi ed anche illegittimi. L’Ente ha individuato (senza peraltro condividerne la scelta con la maggioranza degli operatori) dei parametri fisici riguardanti soltanto l’attività sportiva dei vari ippodromi, in modo, fornite le opportune direttive alla Deloitte, da trasformare tali principi di valutazione in flussi finanziari.
Definire caso per caso i contratti con gli ippodromi garantisce al Segretario generale massimo livello di discrezionalità nelle trattative con gli ippodromi e il perpetuarsi da parte dell’Ente di un sistema clientelare come quello (ammesso dallo stesso Segretario, Lo Sportsman 6.07.04) della formulazione del calendario delle corse. Sistema che penalizza la promozione dell’ippica, il volume del gioco, gli operatori ippici di ogni grado, la trasparenza  finanziaria e  delle corse,  gli appassionati e si frappone al rilancio della cultura del cavallo.

Fin dalla “Premessa” la relazione proposta presenta affermazioni e finalità in palese contrasto con le normativa vigente in materia e disconosce la realtà dei fatti. Nel documento si afferma che “L’UNIRE demanda alle Società di Corse, secondo criteri e definizioni prestabiliti dall’Ente, l’organizzazione delle singole giornate di corse, da espletare su ciascun ippodromo, previste nel calendario annuale,…. Ciò  contrasta con quanto previsto dal comma 2° dell’articolo 2 del Decreto L.vo 449/99 che testualmente recita “ …l’UNIRE…coordina l’attività degli ippodromi…” e con la storia dell’ippica italiana che ha visto sempre le Società di Corse come soggetti che organizzano le riunioni di corse compatibilmente con l’età, le categorie e le caratteristiche dei cavalli presenti.

L’Unire ha la funzione di coordinamento e di approvazione di tale attività al fine di raggiungere le finalità proprie dell’Ente che sono quelle di promozione e valorizzazione dell’ippica. Sono le Società di Corse che hanno da sempre organizzato e organizzano le corse sia dal punto di vista tecnico con la proposta delle proposizione delle corse, la raccolta delle iscrizioni, la dichiarazione dei partenti, la raccolta delle scommesse, sia dal punto di vista logistico con la vigilanza, la presenza di personale sanitario e di sicurezza per il pubblico e gli operatori, siano essi presenti in pista o svolgano funzioni di supporto nelle scuderie, il rilevamento cronometrico, fondamentale nella valorizzazione dei cavalli,  ma soprattutto con la promozione verso il pubblico che, nel rispetto delle finalità originarie dell’Ente, permette l’incremento dell’interesse verso il cavallo e il sostentamento attraverso la raccolta del gioco.
A questo proposito appare stonata e fuori luogo nel paragrafo “Linee di Intervento” l’affermazione secondo cui “…gli imprenditori ippici fanno parte notoriamente di un ambiente chiuso poco propenso all’ampliamento della fascia sociale destinata al loro mondo, …. Affermazione quanto mai falsa poiché se c’è un ambiente sportivo dove si possono trovare tutte le fasce sociali questo è proprio l’ippica. Al contrario appare gratuita e vuota l’affermazione per la quale “… l’Ente dopo anni di immobilismo si dovrà far carico di idonee strategie di marketing …” .

Tale affermazione rimane teorica e scollegata dalla realtà del mondo delle corse soprattutto se portata avanti da una dirigenza incapace di gestire anche la più semplice funzione come quella della redazione del calendario annuale delle corse.

Non c’è da meravigliarsi se si afferma nella relazione che la remunerazione delle Società di Corse negli ultimi anni sia avvenuta attraverso una convenzione di cui non è stato possibile ricostruire le logiche. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, o molto probabilmente le ricerche effettuate non sono state fatte con la finalità di trovare tali logiche. L’accordo tutt’ora vigente risale al 1984, rinnovato con delibera n. 175 del 26.05.1989. Tale convenzione, pur con numerose proroghe, è rimasta in vigore sino all’anno 1999. E in attesa di dare piena attuazione all’art. 1 del Dpr 169/98 dove sono state affidate all’Unire per conto del Mipaf  le funzioni concernenti anche “ la valutazione dell’idoneità delle strutture degli ippodromi” si sono succedute tutta una serie di delibere alla base della regolamentazione  economica del rapporto tra Unire e Società di Corse.
Valutazione che per l’art. 1 del Dpr 169/98 deve essere approvata dal Ministero vigilante in base a parametri predeterminati.

Appare  fuorviante e approssimativo definire al di fuori di “ogni logica” Presidenti, Commissari, Amministratori dell’Ente che dal 1984 ad oggi hanno gestito i rapporti con gli ippodromi, nonché il Ministero Vigilante  che ha sempre approvato le deliberazioni in materia. Come approssimativi sono i criteri di valutazione adottati dalla Deloitte. Riguardano esclusivamente alcune caratteristiche tecniche ed escludono completamente strutture e servizi destinati al pubblico in contraddizione con il contenuto di altri documenti amministrativi come le delibere Commissariali n.. 6 del 1.07.2004 e n. 16 del 29 .07.04 (“Prescrizioni tecniche minime per gli impianti ippici”), dove i servizi per riqualificare e valutare un ippodromo sono ben più numerosi  di quelli espressi nella relazione della Deloitte. 


Entrando più nel merito del copioso elenco di criticità riguardanti ciascun ippodromo risalta come in nessun caso si citino carenze sostanziali riguardanti le piste e le strutture di accoglienza e servizio per il pubblico, aspetti fondamentali nella promozione e valorizzazione dell’ippica. Non risulta dalla relazione alcunché riguardo le caratteristiche plano-altimetriche delle piste da corsa del trotto e del galoppo. Né risultano tantomeno carenze di larghezza o di pendenza né sono stati specificati gli impianti dove gli sviluppi delle piste sono al di sotto degli standards stabiliti dalla normativa. Addirittura assenti riferimenti a superfici di corsa irregolari o con “buche”, cause di danni ai cavalli.  Pochissimi accenni alle tribune se non per dire che una lamiera è obsoleta (?), poco o niente di  ippodromi con tribune del tutto assenti o che spesso cadono a pezzi. Poco (es. Napoli)  o niente ( es. Grosseto ) per le molte piste prive di erba del galoppo e con contropendenza in curva, causa di cadute con danni a fantini e cavalli con conseguente ritiro dalle gare.

La qualità degli impianti si valuta si attraverso le piste e le caratteristiche di servizio per le corse quali antidoping, sale guidatori, amazzoni, ecc., ma anche e soprattutto da tutte le strutture che permettono al pubblico, ai proprietari ed agli operatori di frequentare l’ippodromo in condizioni di comfort e sicurezza in quella ottica di promozione che è la finalità principale dell’UNIRE (art. 1, comma 1°, Dl 449/99).
Solo dal pubblico che rifrequenterà gli ippodromi sarà possibile trarre nuova linfa per rafforzare le fila di appassionati, scommettitori, proprietari, allevatori, allenatori e guidatori
.

Tra le primarie carenze dello studio presentato appare che la caoticità delle informazioni acquisite non sono state organizzate o se ciò è stato fatto non certo risulta dalla relazione stessa. Sono state infatti riportate come “criticità” sia carenze strutturali e sostanziali formalmente gravi per l’esercizio dell’attività agonistica insieme a carenze minime talvolta solo “estetiche” che non inficiano in alcun modo la funzionalità o produttività di un impianto, oltre che la sicurezza e il rispetto delle norme.

 Non si comprende infatti se gli ippodromi italiani siano tutti conformi alle norme basilari vigenti in materia urbanistica, di sicurezza sul lavoro e per quanto riguarda la prevenzione incendi e l’agibilità degli impianti. Norme non di ordine tecnico specifico, ma che derivano da leggi dello stato o degli enti locali, obbligatorie e senza le quali l’attività stessa non potrebbe essere svolta.
Solo successivamente dovrebbero essere state verificate le condizioni e caratteristiche tecniche richieste dalla specifica norma emanata dall’Ente (UNIRE) che ha valenza al fine dell’attività agonistica e di raccolta del gioco.

Esempi di quanto sopra affermato si rilevano nelle note riportate a fianco di ciascun impianto, note scritte in un italiano dabrivido.

 Nelle criticità rilevate si accomuna “la scuderia versa in condizioni strutturali gravemente insufficienti  (es: Lanciano) con  la luce della porta di entrata del locale infermeria è troppo bassa, una persona di statura alta rischia di sbattere la testa  (es: Cesena). Appare evidente che nel primo caso le condizioni statiche del fabbricato o sono tali da renderlo inagibile e quindi non utilizzabile per la sua pericolosità o si tratta di carente manutenzione e quindi la criticità ha una valenza ben diversa, ancor più diversa è la valenza della seconda criticità riportata. Infatti nei confronti di impianti segnalati per un’innumerevole serie di criticità fa quasi sorridere il fatto che presumibilmente una persona alta potrebbero battere la testa contro la battentatura troppo bassa del locale infermeria. E’ come cercare il classico ago nel pagliaio se poi di ago si tratta.
Al contrario  in alcuni casi si è taciuto di situazioni di reale inagibilità e pericolosità delle strutture (es. scuderia di Firenze inutilizzabile per inagibilità) falsando la realtà dello stato di fatto di alcuni impianti.

Appare inoltre evidente come in molti casi le criticità rilevate si ripetono così di frequente per tutti gli ippodromi che si ha la conferma come le norme emanate dall’Ente siano completamente avulse dalla realtà italiana. Ciò non vuol dire che non siano corrette ma che si configurano come novità tecnica assoluta rispetto a quanto fino ad ora richiesto e si configurano come vere e proprie modifiche tecniche alla norme stesse. Ne sono un evidente esempio gli steccati non a norma o lo loro assenza nel galoppo, dei 17 impianti l’inadeguatezza non viene citata solo in tre impianti: Sassari, Siena e Tagliacozzo,  e di questi sui primi due crediamo che si sia trattatato di una dimenticanza.

 Oppure la corsia di fuga insufficiente o mancante negli impianti del trotto, segnalata in ben undici dei venticinque impianti, fra cui Palermo, Bologna, Cesena, Padova, Montecatini, e Modena. Sicuramente si tratta di carenze normative dell’ente o variazioni a norme già emanate in precedenza che devono trovare adeguamento da parte delle società di corse.

Per anni sia l’UNIRE sia gli enti tecnici sono stati latitanti a livello normativo o hanno autorizzato l’attività in impianti che non rispettavano le benché minime norme vigenti in materia sanitaria, di sicurezza e agibilità degli impianti.

Ora si pretende di regolarizzare la situazione tagliando a destra e a manca anche ad impianti che per anni hanno contribuito in modo determinante al gioco ed al sostegno del montepremi, con regolarità di svolgimento dell’attività ippica e qualità delle corse . In un'ottica avulsa da criteri tecnici e, da quanto sembra,  corrispondente solo ad incomprensibili logiche di potere.


Presidente esecutivo Unagt : Maurizio Mattii 

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